Giovedì 18 Aprile 2024

Doppio spettacolo

Grillo, Casaleggio, DI maio sul palco del Circo Massimo (Lapresse)

Grillo, Casaleggio, DI maio sul palco del Circo Massimo (Lapresse)

Il Dna è sempre quello di un movimento di lotta. Ma la baldanza è a schiuma frenata: come si conviene a chi ha responsabilità di governo. Non a caso al Circo Massimo i 5Stelle arrivano sulle auto blu, privilegio a cui si può rinunciare, ma solo un po’ come ha fatto Conte, perché la sicurezza impone degli strappi alla purezza dei propositi: in tram ci vai il primo giorno, poi ti muovi con la scorta. In questa gabbia istituzionale, del resto, i grillini hanno dimostrato di sentirsi a loro agio, e di volerci stare (parole e musica del premier) per cinque anni. E siamo certi, visto com’è andata con la pace fiscale, e viste le mediazioni che sono stati capaci di accettare in 143 giorni, che faranno di tutto per mantenere la promessa. Perché l’opposizione esalta, ma il potere inebria. Al servizio del popolo, ovviamente, e alla Grillo, consolidando cioè i risultati raggiunti, ma alzando sempre l’asticella.

Rassicurando i mercati con giuramenti sinceri (e obbligati) sull’Europa e sull’euro, come ha fatto ieri Di Maio, proiettandosi però in una Ue ben diversa dopo le elezioni del maggio prossimo, con meno popolari e socialisti, e più populisti e ‘cani sciolti’, loro, i verdi, riuniti secondo il vice premier in un gruppo nuovo, né di destra, né di sinistra. Ipotesi non del tutto irrealistica, anzi, forse con più possibilità di concretizzarsi di quella di un presunto blocco liberal-progressista alla Calenda.

E ancora, rilanciando l’idea ultra populista delle leggi scritte dalla gente direttamente attraverso i referendum, qualunque sia la partecipazione, senza quorum o sbarramenti. E soprattutto senza che a farlo siano i deputati, sostanzialmente inutili, e numericamente in eccesso (vero). Una formula che fatica oramai ad essere applicata anche nei più piccoli cantoni svizzeri, dove la gente va in piazza a votare: quattro gatti, non 60 milioni. Una manna dal cielo per chi vuole spellarsi le mani con una standing ovation alla demagogia.

Questo, Luigi Di Maio, che stamattina punterà la sveglia presto per vedere come butta lo spread dopo il giudizio di Moody’s. Grillo, invece, potrà dormire fino a mezzogiorno. Oramai è come quei vecchi sciamani delle tribù indiane: memoria e sogno. Un visionario. Ancora molto dentro al movimento per poter dire la sua nelle segrete stanze, e abbastanza fuori per brutalizzare senza far danni i parrucconi di Bruxelles, i vecchietti alla Juncker, e le agenzie di rating. Il padre nobile che può benedire Salvini (e gli conviene) e la sua lealtà, e smontare i poteri del Capo dello Stato, pensando forse più a come li ha esercitati Napolitano di Mattarella. Quel tanto che basta comunque per fare titolo e meritarsi una replica di Martina. A conclusione di una giornata di politica spettacolo, tra il palcoscenico della Leopolda e quello di Circo Massimo. Dove il format è parso valere quanto i contenuti. E al cittadino-spettatore resta il dubbio se il voto serva, o non sia meglio un televoto.