L’orrore in video e la solidarietà che ci manca

La morte in chat

Morire in diretta, ammazzato. In pieno centro, nella tranquilla Civitanova Marche, 40mila anime, alle due del pomeriggio, in mezzo alla gente che guarda, magari filma, ma non interviene. Osservate i fermo immagine che pubblichiamo in questa pagina e poi aprite il video nel nostro sito internet. Dura 39 secondi e sono 39 interminabili secondi. L’assassino sale sopra il povero Alika Ogorchukwu e poco alla volta lo finisce: prima, a telefonino non ancora in modalità video, pare l’avesse preso a bastonate.

Non importa, o almeno non è così importante, scoprire il movente di questa follia, perché è appunto una follia, punto. Le ipotesi si sono susseguite nel corso del pomeriggio, molte sono state smentite dalla polizia. Cosa ha fatto scattare la molla al bruto? Una parola di troppo detta dalla vittima alla ragazza che era con lui, un’esagerata insistenza nel chiedere l’elemosina, magari una remota (pare) matrice razzista, vista che la vittima è,

era di colore?

Ma cosa cambia, scusate?

Ciò che a noi continua dannatamente a stupire è che nessuno ha avuto la forza o la voglia di intervenire. I passanti hanno chiamato le forze dell’ordine, sì. Ma poi? Non si poteva fare di più? In gioco ci sono io, ci sei tu che leggi, c’è ognuno di noi: facile dare sempre la colpa alla politica, alle forze dell’ordine, alla sicurezza che non c’è, al potere precostituito.

Si lascia ammazzare di botte un pover’uomo così, nella più o meno velata indifferenza generale, senza muovere un dito? Diceva Gino Strada: "Ignorare la sofferenza di un uomo è sempre un atto di violenza, e tra i più vigliacchi".

Alika stava soffrendo e la sua barbara aggressione è durata ben più dei 39 secondi del nostro video. C’è il prima e c’è il dopo. E nelle chat private e in rete sono cominciate a circolare anche altre immagini, altri video, di questo massacro in diretta. Non è la prima volta. Ma resta tutto brutto, triste.