Martedì 16 Aprile 2024

Le svolte epocali

Due giorni prima della presa della Bastiglia, Luigi XVI chiese al duca de La Rochefoucauld: «È una rivolta?». «No Sire, è una rivoluzione». Ecco, forse è questa la risposta che si può dare alle classi dirigenti, in Italia ma non solo, che si interrogano (speriamo) di fronte alla rivolte che si moltiplicano un po’ dovunque. Con modalità spesso analoghe in paesi diversi. Con personaggi e strumenti legati da un sottile e sotterraneo filo rosso. Quello delle “rivoluzioni globali”, appunto, o meglio delle svolte epocali. Quei tam tam che abbiamo già sentito nel ‘68, con la scintilla accesa negli Usa dagli studenti di Berkeley, e diventata poi incendio nel resto del mondo; mettendo in soffitta tutte le certezze che avevamo sullo studio, sulla famiglia, sulla politica. La stessa cosa probabilmente sta accadendo ora.

Perché le signore di Roma mobilitate per la città pulita, come quelle di Torino che hanno portato in piazza 30mila ‘si-tav’, non sono molto diverse da madame Jacline, l’icona dei gilet gialli che stanno scuotendo la Francia apparentemente per 15 centesimi al litro di gasolio, ma in realtà per una borghesia che fatica a campare. Così come i disagi sociali che hanno portato Trump al potere sono più o meno gli stessi che hanno determinato il risultato del 4 marzo, o le recenti batoste di frau Markel. 

Senza voler fare una zuppa di tutto, ovvio, ma anche senza pensare che ciò che accade in casa propria sia unico, episodico: una parentesi. Nelle manifestazioni, ad esempio, i connotati comuni sono impressionanti. La leadership femminile, innanzitutto, centrata sulla concretezza: le cose da fare, il lavoro che ne può derivare, l’ambiente in cui è giusto vivere. Poi lo strumento: una Rete senza piattaforme precostituite, ma con gruppi spontanei che nascono e si moltiplicano. 

Intendiamoci. La democrazia diretta alla Casaleggio può funzionare per una protesta, ma per governare un Paese ci vorranno sempre strumenti che canalizzano bisogni e risposte, che alimentano le istituzioni: i partiti, appunto. Ma come, quali? Quelli delle primarie? Delle assemblee infinite o delle monarchie assolute? Non scherziamo. Allora, non è affatto obbligatorio pensare che i contenuti e i leader di questi movimenti siano sempre e comunque dalla parte della ragione in quanto ‘nuovi’. Guai. L’importante, però, è capire che bisogna giocare a quel tavolo. Che un magma si sta muovendo sotto la crosta terrestre. Che non è un fuoco, ma è già un incendio.