Sabato 20 Aprile 2024

La spinta del turismo

E la fantasia tornò al potere. C’è un settore dell’economia italiana che non teme le frizioni fra il governo gialloverde e il commissario europeo Jean Claude Juncker, che francamente se ne infischia dello spread sull’ottovolante e dell’incertezza dei mercati finanziari. Nella tre giorni della recente Fiera del turismo di Rimini è uscita l’immagine positivamente turbolenta di un mondo che sa reinventarsi ad ogni stagione. Non che prima d’oggi il settore camminasse al rallentatore, ma nell’aria si respira un clima di rinnovata vitalità, pur con alcuni spunti nuovi che vanno organizzati. L’altra faccia di un Paese e di un governo che invece tentennano. Il turismo italiano (quinta meta mondiale), vale il 13% del Pil e nel 2018 il Centro studi per l’economia turistica calcola il 4,7% in più di arrivi internazionali. Non è un caso se la costola più scenografica dell’economia ha ripreso a crescere. 

Gli operatori turistici del Belpaese sono nell’anima molto romagnoli. Sanno rinnovarsi di stagione in stagione, partoriscono idee, mode, guidano il costume. E’ un sentimento dinamico che si basa spesso sull’istinto e sull’intuito, talvolta la scienza più esatta che esista. Eppure il turismo è un settore dove le istituzioni sono sempre un passo indietro. E’ la politica in ritardo. Basta dare un’occhiata all’Enit, l’ente del turismo spesso oggetto di lotte di potere interne che ne minano la funzionalità. Il ministro del turismo Gian Marco Centinaio dice che per l’Enit servono «manager e teste pensanti che vogliano sporcarsi le mani». Una promessa per il futuro. Facciamo un nodo al fazzoletto e vediamo come finisce. Anzi come comincia. Dagli Stati generali riminesi è uscito un tema che è positivo (ecco la fantasia) ma problematico nello stesso tempo. Sulla Riviera romagnola nei borghi incantati delle Marche e nelle città come Bologna, Firenze, nelle località d’arte fiorisce disordinatamente una nuova formula di ospitalità: gli Airbnb, i privati che affittano stanze, monolocali, interi appartamenti, poi bungalow e ville di campagna. I cosiddetti affitti brevi, una offerta soprattutto via web che solo in Emilia Romagna tocca le 37 mila unità. Gli albergatori sono inferociti. Lamentano molto lavoro nero e scarsi controlli. Ma se l’ offerta trova una domanda adeguata significa che questo mondo in evoluzione fra luci e ombre va messo in ordine e visto in positivo perché ha voglia di investire. E’ una conferma dei numeri che danno in crescita dell’ 1,3% i pernottamenti e del 2,5% gli arrivi. Intanto nell’Italia che non è solo Riviera romagnola, Dolomiti o Roma città eterna, cresce il ‘turismo esperienzale’, una definizione orrenda per indicare un flusso di visitatori che si rivolge alle ‘esperienze’ di nicchia offerte da antichi borghi e piccole città dove non arrivano i treni della Tav e i voli low cost. Ecco perché accanto alla lotta all’abusivismo (anche commerciale) serve una politica dei trasporti reale. Oggi un turista tedesco, ma anche italiano, fa prima ad arrivare in spiaggia ad Ibiza che a Milano Marittima. Ci sono strade statali pericolose come una pista di Rollerball e treni frequenti ma che prevedono tempi troppo lunghi. Dunque c’è molto da fare. Appello finale al ministro: non dimentichi il gioiello - Marche, una regione che ha bisogno del turismo per risollevarsi dalla tragedia del sisma. E dove ora arriva l’allarme fondi della Protezione civile, una situazione che nonostante le rassicurazione di Borrelli mette a rischio contributi agli sfollati e operazioni di sicurezza degli edifici. Qui la fantasia al potere non basta, servono fatti concreti.