Mercoledì 24 Aprile 2024

La sfida di Tajani

Antonio Tajani tra Mariastella Gelmini e Anna Maria Bernini (Ansa)

Antonio Tajani tra Mariastella Gelmini e Anna Maria Bernini (Ansa)

«C’è qualcosa di nuovo oggi nel centrodestra anzi, – per dirla con il poeta – d’antico». Di sicuro non si tratta delle baruffe polemiche sul candidato presidente della Rai annunciato da Salvini, quel Marcello Foa balzato all’onor delle cronache per aver dato del «disgustoso» al presidente Mattarella e per la collaborazione a Russia Today. Non si tratta nemmeno dell’ormai lungo elenco di scelte del governo legastellato respinte o bocciate da Forza Italia. Si tratta dell’ingresso in campo – o meglio nell’orticello della politica italiana – di Antonio Tajani. Scegliendo il presidente del Parlamento europeo come vice presidente di Forza Italia e come suo diretto rappresentante, Berlusconi ha inviato un segnale politico inequivocabile. Un segnale che conferma la rotta europeista, il riallineamento con i popolari europei e con Angela Merkel. Tanto è bastato per arginare gli ondeggiamenti di alcuni aspiranti leader e il filo leghismo di altri.

La deriva era in atto da tempo e il sorpasso elettorale della Lega il 4 marzo scorso ne è stato la conseguenza, piuttosto che la causa. Basti pensare a chi, come il governatore della Liguria Giovanni Toti, si era spinto per convinzione o per calcolo a cancellare la propria identità liberale per immaginare un partito unico del centrodestra a guida leghista. Dopo il voto, sotto minaccia di nuove elezioni, Berlusconi ha concesso a Salvini di fare il governo con i 5 Stelle restando leader di un centrodestra congelato. L’ambiguità ha retto finché si è trattato di sostenere il protagonismo del leader della Lega sull’immigrazione, ma è esplosa di fronte alle scelte anti economiche, anti industriali e anti vaccini del governo. Ora, Tajani lo sfida e Salvini minaccia di rompere il centrodestra già alle prossime elezioni. Di più, come se ogni giorno non votasse con i 5 Stelle, annuncia che favorirà l’esodo da Forza Italia perché «troppo spesso vota insieme al Pd». Come nella favola del lupo e dell’agnello Salvini, scalata la montagna del potere grazie ai 5 Stelle, accusa gli antichi alleati di intorbidargli l’acqua che lui ha avvelenato.