La nuova Eva sfida i tabù

La letteratura è piena di favole e leggende che inseguono l’utopia del luogo perfetto, del proibito giardino dell’Eden, cominciando da quello della Bibbia e proseguendo poi con l’Atlantide di Platone, il paese di Utopia di Tommaso Moro, la Città del sole di Campanella, l’isola del ‘Robinson Crusoe’ di Daniel Defoe, i paesi dei ‘Viaggi di Gulliver’, ‘Shangri-Là’ la valle dove la morte non arriva del romanzo di Hilton ‘Orizzonte perduto’. Quel che le collega è il mito dell’Altrove, del posto dove la felicità regni, magari lontano dal dolore, dalla vecchiaia, dalla morte, se possibile anche dall’ingiustizia e dalla povertà. Su questo confine fra ragioni private e ragioni pubbliche della felicità si gioca la differenza maggiore fra il leggendario a puro sfondo fiabesco, dove la fantasia voli alta e quello a sfondo politico. Fra Ariosto e Marx, per dirla con una diade provocatoria.   Si può ritenere quindi che le leggi che hanno fatto di quest’isola brasiliana dell’Atlantico al largo della città di Natal, una specie di paradiso proibito, non rivelino nulla di nuovo della psiche umana. Compresa la regola assai singolare dell’obbligo per le abitanti dell’isola di andare a partorire nella terraferma, e di non mettere mai al mondo figli in quell’angolo del pianeta. Che fosse l’idea stessa del travaglio del parto, quel che Leopardi chiama «rischio di morte è il nascimento» a ispirare la regola? Come se la cifra della perfezione fosse legata a qualcosa che rifiuti il parto come eco di un mondo normale, dove vita e morte si inseguono nei due eventi primari, la nascita e la fine. Sta di fatto che qualcosa non ha funzionato, e il sovvertimento della norma ha dato luogo alla nascita nell’isola di una bella bambina. Ed ecco che la regola violata inaugura una variante della favola del paradiso terrestre, forse altrettanto suggestiva. Perché si collega all’evento l’aureola della rigenerazione degli abitanti grazie all’epifania di una nuova Eva, che inauguri una stirpe eletta, nata sotto quel cielo, autoctona come la loro felicità.