La libertà è un diritto inviolabile

Il caso Saman

Forse ognuno di noi spera ancora in un miracolo. E che il destino di Saman Abbas non sia definitivamente segnato, come invece, purtroppo, sembrerebbe emergere dalle indagini e dal lavoro degli inquirenti. Saman abitava a Novellara, nella campagna reggiana. L’Emilia-Romagna non ha intenzione di restare in silenzio. La reazione della comunità di Novellara e del tessuto sociale della nostra regione lo testimonia. Certo è che Saman voleva costruire e vivere la propria vita. La vita di una persona, di una ragazza di diciotto anni, il diritto di essere ciò che si è e ciò che si vuole essere, un diritto inalienabile, che non può essere messo in discussione o negato da alcuno.

Diciamolo con nettezza: non è minimamente accettabile appellarsi a qualsivoglia motivo culturale o religioso, a tradizioni o precetti di sorta per negare la libertà della persona e il diritto alla sua autodeterminazione. Per di più ricorrendo a violenze e soprusi, fisici e psicologici, che possono spingersi fino a togliere la vita. Le circostanze e i contorni di una vicenda così inquietante non consentono balbettii e relativismi: era diritto di Saman vivere come ritenesse, viceversa la sua famiglia non aveva alcun diritto di imporre ‘leggi’ proprie. Esistono le leggi dello Stato, non altre, che regolano la convivenza civile e che sono state pensate per tutelare la persona e l’affermazione dei suoi diritti. Rispetto a questo, non ci sono e non ci possono essere zone franche, nemmeno in ambito familiare. E non può esistere alcuna extraterritorialità a cui possa appellarsi qualsiasi gruppo di persone: chi vive in Italia e risiede in Italia deve godere a pieno dei diritti di cittadinanza previsti ma deve anche rispettare i doveri fissati dalle leggi in vigore. Leggi che affondano le radici nella lotta per la libertà, la democrazia, la solidarietà, l’emancipazione della persona, l’uguaglianza. Quello stato di diritto previsto e prescritto senza deroghe nella nostra Costituzione. Le indagini devono fare piena luce su quanto accaduto e sarà la giustizia a procedere secondo le leggi dello Stato. Noi vogliamo continuare a rafforzare la rete sociale di aiuto e sostegno alle donne e alle ragazze vittime di violenza, poche Regioni investono quanto l’Emilia-Romagna, per non lasciarle sole soprattutto nel momento in cui decidono di denunciare e di liberarsi. E a lavorare sull’integrazione, con i diritti e i doveri che essa comporta. Questa è una battaglia, anche culturale, che riguarda tutti, che non ammette divisioni. Noi lo faremo, nel nome dei valori di inclusione, democrazia e libertà che da sempre ci contraddistinguono.

 

*Presidente regione Emilia-Romagna