Istinto e ragione

Massimo Pandolfi

Massimo Pandolfi

Buon riposo eterno, dj Fabo. Adesso noi poveracci che siamo rimasti qui, sulla terra, pensando di poter manovrare come ci pare la nostra vita e il mondo, ci scanniamo fra tribù diverse (quelli che la vita è un dono e la vita è sacra e quelli che morire é un diritto e  viva l'autodeterminazione) alla ricerca della frase più ad effetto, sperando di convincere qualcuno, ma non riusciremo mai a convincere nessuno con le parole. Servono esperienze, serve realtà.   

C'é un testo a cui sono particolarmente legato e che ho fatto cantare al funerale di mio padre, nove mesi fa. Si intitola 'Il disegno' e finisce così: '...e la mia libertà é il tuo disegno su di me. Non chiederò più niente perché, tu mi salverai' . A me queste parole danno conforto, speranza. Ma sono parole, appunto. E ci sta che chi non crede non se ne faccia proprio nulla di queste parole. 'Tienitelo per te il tuo buon Dio'. Ecco: prendi  su e porta a casa. Il Dio diventato 'Io' sa diventare spietato, capace di tutto, anche se gli manca una D.

Ma non facciamo troppo i saputelli noi cattolici più o meno convinti, perché magari nei panni del dj Fabo potremmo prendere la sua stessa decisione. Ucciderci. Suicidarci. Farci morire. Ecco, l'eutanasia. Io di fronte a queste storie mi sento tremendamente piccolo. Non ho ricette magiche. Dico solo, sottovoce, che una società umana dovrebbe cercare in tutti i modi (in tutti, proprio in tutti) di aiutare le persone a dare un significato alla propria esistenza. Si può, ci sono tante esperienze che lo dimostrano. 

Mi viene anche da raccontare un dialogo sincero e umano avuto su queste tematiche quindici giorni fa con il mio direttore, Andrea Cangini, che oggi parla di diritto naturale al suicidio. Io gli dicevo, più o meno: 'Ma chi siamo noi per decidere quando una vita è più o meno degna di essere vissuta? '. E aggiungevo: ' C'é tanta gente che ce la fa, prendiamo forza da loro'.  Lui mi ha risposto: 'Bene, mi fa piacere, lo so e hai ragione. Chi vuole vivere va aiutato in tutti i modi, ma se anche ci fosse una sola persona che vuole morire, una sola, lasciamogli la libertà di poter morire'. Ecco, questa risposta rischia di spiazzarci, mettere in crisi noi paladini della vita. 

A questo punto gli ho chiesto: ' Ma perché allora cerchiamo in tutti i modi di fermare chi si sta suicidando?'. Il mio collega mi ha gelato così: ' Io sono per la libertà di suicidio, per chiunque'. E allora l'ho... provocato: 'Ma scusa, se incontri sul ponte una persona che si sta buttando, e tu non sai nulla di lui, potrebbe anche essere il peggior criminale della terra, cosa fai?' Ecco la sua risposta, sincera, a mio avviso decisiva: 'D'istinto probabilmente cercherei di salvarlo, ma se usassi la ragione lo lascerei fare'. Istinto e ragione: è attorno a queste due paroline magiche che si gioca tutto il dibattito, ma in fondo tutta la nostra vita. Sta qui la chiave di tutto. La nostra epoca ci sta insegnando che l'istinto é sempre e comunque una cosa brutta, da combattere e da contrastare. A differenza della bella, bellissima, saggia, sapiente ragione. Ma non é così, amici! 

È l'istinto che ci fa innamorare, è l'istinto che ci fa venire i brividi davanti alla persona che ami, è l'istinto che ci fa emozionare per un tramonto, un cielo stellato, tuo figlio che nasce. L'istinto non è irrazionale, l'istinto sa essere anche ragionevole. E se l'istinto ti spinge a fermare un potenziale suicida ci sarà pure un perché! 

Un grande scrittore, Alessandro D'Avenia, utilizza un termine straordinario per definire in qualche modo l'istinto: rapimento. 'Improvvise manifestazioni della parte più autentica di noi, quel che sappiamo di essere a prescindere da tutto: risultati scolastici, successi lavorativi, giudizi altrui e l'esercito minaccioso di fatti che vorrebbero costringerci entro i confini della triste ragione dei senza sogni. Il rapimento non é il lusso che possiamo concederci una notte all'anno, ma la stella polare di una intera vita'.

Ma che c'entra questa roba qui con il dy Fabo? C'entra, amici cari. Perché se il mio direttore Andrea Cangini, persona libera, laica e paladina convinta di eutanasia & suicidi, mi dice che d'istinto lo salverebbe uno che si sta buttando dal ponte, perché lui e la nostra società cosiddetta moderna vogliono censurarlo questo benedetto istinto? Per lasciar spazio a una ragione che arriva fino a dove può, perché poi al culmine della ragione (lo diceva Einstein, non un prete) c'è il mistero? Il Mistero di queste ore si chiama dj Fabo, che io saluto con una dolce carezza, ma anche con una lacrima che mi scende sul viso. Perché io faccio parte di un mondo che non è riuscito a dare a questo sfortunato ragazzo un motivo, un senso alla sua croce. E mi sento un po' sconfitto. Ps Io non voglio ragionevolmente voltarmi dall'altra parte se uno si butta dal ponte. D'istinto voglio salvarlo. Poi sarà quel che sarà. Ci penseremo dopo. La vita va vissuta attimo per attimo.