L'incendio del Monte Serra
La situazione è sfuggita di mano. Ma a qualcuno è sfuggito il cervello, ammesso che ne fosse detentore consapevole. La follia ha infiniti modi per esprimersi e fra questi vi è storicamente il fuoco, che sa essere devastante. Le uniche tracce che lascia al suo passaggio sono distruzione, desolazione, paura. Talvolta anche morte. Qualcosa ha voluto che l’incendio appiccato l’altra notte sul Monte Serra non abbia mietuto vittime.
Quel qualcosa o quel qualcuno adesso lo ringraziamo a mani giunte, perché ci ha sottratti a lacrime che finora non hanno padre né madre identificati, ma che uno o più responsabili l’hanno sicuramente. È solo questione di tempo, ne siamo convinti, poi di questi pazzi criminali conosceremo i nomi. Sa di paradosso, scrivere ‘pazzi criminali’. Ma non vi sono altri aggettivi per persone che affidano alla potenza inarrestabile e incontrollabile del fuoco il compito di sfogare l’istinto.
Chi, se non un folle, può arrivare a mettere a rischio la vita delle persone disseminando roghi? E al tempo stesso, come non pensare a registi lucidi e calcolatori, che hanno scelto con cura a tavolino più punti in cui appiccare il fuoco? Inceneriti seicento ettari di bosco. Carbonizzati olivi secolari. Sfollate settecento persone. I danni alle colture e all’ambiente saranno amplificati dall’incedere inesorabile del tempo. Ci si è addormentati sulla soglia dell’inferno, ci si è svegliati in uno scenario apocalittico. Poco più di un anno fa, a pochi chilometri da qui, furono l’acqua e la negligenza dell’uomo a strappare alla vita otto persone nella notte dell’alluvione di Livorno. Oggi invece è il fuoco a firmare il sequel del terrore.
La procura di Pisa indaga per incendio doloso. C’è bisogno di un’inchiesta rapida e concreta. C’è un solo modo per rispondere a un gesto così grave: trovare i responsabili alla svelta, chiuderli in galera e buttare via la chiave. La ‘terra bruciata’ va fatta sotto i piedi di gente così. Senza sconti. E per davvero.
