Giovedì 25 Aprile 2024

Il tempo di agire

Bullismo, prepotenza. Il lessico per provare a raccontare ciò che succede sempre più spesso nelle scuole italiane, si arricchisce di giorno in giorno. Ma non si riesce a evitare che episodi di prevaricazione di studenti, nei confronti di insegnanti e di compagni di classe, non si ripetano più. La lista dell’orrore infatti, si allunga sempre più pericolosamente. Dagli insulti verbali ai professori alle pistole – seppure giocattolo (ma non può essere derubricato a uno scherzo) – puntate contro chi sta dall’altra parte della cattedra. E questo non è bullismo. Non possono essere di certo chiamati bulli questi studenti perché si rischierebbe di minimizzare aggressioni che tali sono e che configurano, in certi casi, anche dei reati da codice penale.  Di questa emergenza si stanno accorgendo anche i politici. Partendo dalle città. I primi avamposti per capire quanto sia reale e concreto il problema. Primi avamposti che rischiano però di diventare, in fretta, ultimi, qualora siano abbandonati al loro destino.  Il nostro giornale ha lanciato una campagna per portare a scuola lezioni di educazione alla vita 4.0. Un appello che è stato raccolto prima dal sindaco di Firenze, Dario Nardella e poi da quello di Bergamo, Giorgio Gori. È arrivato il tempo di agire. Di non disperdere le buone idee che sono circolate in queste settimane. Per rendere più integrata una didattica che non può più chiudere gli occhi di fronte alla realtà. Chi accetta la sfida? Dalle città, Firenze e Bergamo, l’asse non può che allungarsi verso Roma. Per rendere più integrata anche una legge che, per ora, genericamente prevede di fare educazione alla cittadinanza. Materia che dovrebbe dire tutto ma che rischia di non dire nulla. Se viene considerata solo un riempitivo didattico. E non una materia a tutti gli effetti.