Il passato che non passa

Se c'è qualcosa che in Italia fa fatica a passare è proprio il passato in senso lato politico. La nostra è la storia di un Paese, che inventò ed esportò il fascismo e che costruì il più grande partito comunista dell’Occidente. Oggi, a risvegliarne la memoria non sono le destre e le sinistre che giurano fedeltà alla Costituzione, si dicono democratiche, ripudiano la violenza e dichiarano morti e sepolti tanto il fascismo quanto il comunismo.

A sinistra la violenza è di gruppi giovanili anarchici e antagonisti dei centri sociali e delle occupazioni. Un giorno vestono i panni dei Black bloc e devastano strade e quartieri; metà rivoltosi metà malavitosi, cercano lo scontro con gli opposti estremisti di destra, attaccano i presidi di polizia, malmenano un carabiniere isolato. A destra CasaPound e Forza Nuova riscoprono il fascismo sociale, il popolo sfruttato, e contrastano la sostituzione razziale degli immigrati neri ai nativi bianchi. Perciò interrompono il tranquillo convegno di una ong per leggere proclami contro l’accoglienza, cercano visibilità e per ottenerla intimidiscono giornali e tv.

Destra e sinistra estreme sembrano essersi scambiati i ruoli. La destra cavalca il disagio sociale e sputtana quella di governo, la sinistra estrema scomunica quella di governo subalterna alla globalizzazione. A pescare in questo fondale è, ancora una volta, l’ottantacinquenne Toni Negri. Il filosofo col passamontagna degli anni di piombo e degli espropri proletari oggi strizza l’occhio ai grillini: «Dobbiamo liberarci del lavoro e il primo modo per farlo è diffondere il reddito sociale per tutti». Poi torna a fare il cattivo maestro: «Bisogna ricominciare a identificare una classe sociale di sfruttati... la ricostruzione di un movimento passerà necessariamente attraverso fasi di lotta dura».