Giovedì 25 Aprile 2024

La pazienza obbligata

Luigi Di Maio (Ansa)

Luigi Di Maio (Ansa)

Per la prima volta nella storia della Repubblica, le forze di maggioranza hanno concordato nei dettagli un programma di governo senza avere la più pallida idea di chi sarà il presidente del Consiglio. Il Movimento 5 Stelle, rivendicando le prerogative di chi ha più voti dell’alleato, vorrebbe palazzo Chigi e ha lasciato alla Lega il diritto di scegliere in una rosa di nomi, visto che Salvini finora non ha accettato la guida di Di Maio. Ma nella rosa non c’è nessuno che abbia quel minimo di esperienza e di standing che gli consenta di confrontarsi con gente come Merkel e Macron.

Mattarella vuole d’altra parte che il premier non sia una comparsa e abbia partecipato alla stesura del programma. Si parla di una personalità esterna ai partiti, ma in questo caso all’autorevolezza non corrisponderebbe la conoscenza diretta del programma. Insomma, un gran pasticcio, sia pure benedetto in questo fine settimana dai gazebo leghisti e dal sistema Rousseau. Per fortuna sembra accertata la destinazione di Giampiero Massolo agli Esteri: un ex diplomatico di grande esperienza e di sicura fede atlantica. Molti reclamano all’Economia Giancarlo Giorgetti, apprezzato in maniera multipartisan. Ma il numero due della Lega ha il naso fino e vuole andare sul ponte di comando di palazzo Chigi: sottosegretario alla Presidenza del Consiglio. 

E così non sarà facile trovare l’uomo che non si faccia spolpare dai furbacchioni dell’Eurogruppo. Passando al programma, sia il Movimento 5 Stelle che la Lega dovranno far pazientare un bel po’ i loro elettori perché vengano attuati i provvedimenti bandiera di entrambi i partiti. La Flat Tax dovrà essere preceduta da una ‘pacificazione fiscale’ dai contorni ancora incerti che si spalmerà sull’intero anno prossimo. Devono infatti essere ancora definiti sia la platea degli interessati, sia la misura del contributo. Per evitare che si usi la parola ‘condono’, il beneficio dovrebbe essere limitato a casi di particolare disagio: conoscendo le tradizioni italiane, non sarà facile tenere i cordoni stretti. In ogni caso, i benefici fiscali sarebbero tangibili non prima dell’anno fiscale 2019. Nello stesso anno entrerebbe concretamente in vigore il reddito di cittadinanza. Come era scontato già in campagna elettorale, è necessario riformare completamente i centri per l’avviamento all’impiego che in Italia hanno dato pessimi risultati. Resta peraltro irrisolto il dubbio che un cittadino possa percepire per due anni l’assegno (da 780 a 1640 euro) rifiutando le tre proposte che gli verranno rivolte nell’arco nel biennio, ma incamerando i benefici della legge. 

Lega e Movimento 5 Stelle dovranno avere perciò il fiato per mantenere la fiducia dei loro elettori almeno per i prossimi diciotto mesi prima che si attivi il volano delle Grandi Promesse. Matteo Salvini ha assoluto bisogno di guidare il ministero dell’Interno per dare subito segnali visibili sull’immigrazione e la sicurezza. Compito ambizioso: dovrà far meglio di Marco Minniti e non sarà facile. Al tempo stesso la Lega dovrà smentire la propria storia sulle Grandi Opere. Per non sacrificare l’ideologia ambientalista dei 5 Stelle, al massimo salverà (in parte?) la Torino Lione e il Terzo Valico appenninico. E le altre infrastrutture che l’Italia aspetta da decenni?  Il centrodestra resta unito dappertutto fuorché nel governo. Ma il fossato tra Berlusconi e Salvini si sta allargando. Il Cavaliere ha perso i lumi quando ha visto che il programma sulla giustizia sembra copiato dal ‘Fatto Quotidiano’. “Matteo, molla tutto!”, ha detto. Troppo tardi.