I numeri del Pd. L'azionista di minoranza

C'è sempre una prima volta. Nella vita, ovviamente. Ma anche nella politica. Per esempio, se il nuovo governo di Giuseppe Conte nascerà, gli eredi del Pci, Pds, Ds, oggi sparpagliati fra Partito democratico (Pd) e Liberi e uguali (Leu), per la prima volta si troveranno a vivere una nuova esperienza: quella di non essere, numeri alla mano, in posizione egemonica. Un unicum assoluto nella storia gloriosa e tormentata della sinistra italiana. Vediamo. Quando il partito si chiamava Pci (fino al 3 febbraio 1991), rappresentò la forza principale di opposizione in parlamento e la forza principale di governo in molte importanti realtà locali, Emilia Romagna in primis. Quando si chiamava Pds (dal 1991 e fino al 1998) e, poi, Ds (dal 1998 fino al 2007) fu la forza egemone de L’Ulivo (1996-2007), la coalizione politica che guidò il Paese con tre diversi premier (Romano Prodi, Massimo D’Alema, Giuliano Amato) dal 1998 al 2001 e, poi, dal 2006 al 2008.

Quando, infine, divenne Pd, fu il partito-guida del governo di centrosinistra dal 2013 al 2018, anche in questo caso con tre diversi premier (Enrico Letta, Matteo Renzi, Paolo Gentiloni). Stavolta no. Stavolta, se il tentativo di Conte andrà in porto, all’interno della coalizione il più grande partito della sinistra italiana si troverà in minoranza. Perché alle elezioni politiche del giugno 2018, il Movimento 5 Stelle ha ottenuto il 32,68% dei voti e il centrosinistra a guida Pd si è fermato al 22,86%. Percentuali che impongono al Partito democratico un cambio di passo, quasi una capriola culturale: come interpreterà l’inedito ruolo di secundus inter pares, che richiede il giusto equilibrio tra legittimo orgoglio e inevitabili compromessi? Il polverone delle schermaglie iniziali, che sempre caratterizzano la nascita di un governo se non altro per il gioco complicato delle poltrone, non lascia intravvedere, per ora, segni di discontinuità. Nicola Zingaretti, tanto dopo gli incontri con il capo dello Stato quanto dopo quelli con il presidente del Consiglio incaricato, ha parlato più da leader che da socio di minoranza. Ci sta. La storia è storia. Non si può cancellare di colpo. Ma i numeri sono numeri. E (anche) in politica, alla lunga, pesano.