Giovedì 18 Aprile 2024

Lo scenario. Lo spettro del generale gennaio

Sia che lo si tema sia che lo si auspichi, il fatal gennaio di Romano Prodi e dell’Unione del 2008 si è manifestato ieri, come uno spettro di ritorno, nei colloqui riservati dei protagonisti della partita politica italiana. Oggi, come allora, siamo in presenza di una coalizione rissosa e dalle mille bandierine identitarie. E oggi, come allora, a tenerla insieme sono le convenienze del potere e le paure del voto anticipato, con il vincolo esterno di condurre in porto entro l’anno la manovra economica. A gennaio, però, messa in cascina la legge di Bilancio, potrebbe scattare oggi, come allora, il liberi tutti. E, a quel punto, conterebbero davvero poco gli accidenti e gli incidenti che potrebbero far precipitare verso lo scioglimento delle Camere. A meno di improbabili (al momento) reset stabilizzanti, che nessuno dei protagonisti del gioco delle fibrillazioni (da Luigi Di Maio a Matteo Renzi) sembra volere, il destino del governo giallo-rosso potrebbe essere segnato.

Certo, da qui a due mesi ogni previsione appare azzardata, tanto più che la velocità del moto politico ha raggiunto intensità mai conosciute. Ma nei pourparler di queste ore emergono con forza tre elementi che agiscono come fattori centrifughi per la tenuta dell’esecutivo Conte-due. Il primo è che il capo dei 5 Stelle non può più reggere nuove alleanze a livello regionale e questo di per sé produce un effetto disgregante anche sul piano nazionale. Ma c’è di più. Matteo Salvini, dopo la rivincita umbra, non solo non è in disarmo, ma rappresenta un polo attrattivo, con tutti i potenziali seggi sicuri che ha a disposizione, per quei senatori grillini che vogliono sperare nella rielezione. Terzo, ma non ultimo, se la maggioranza saltasse a gennaio, si voterebbe per mille posti, perché il taglio del numero dei parlamentari non farebbe in tempo a scattare. Una posta in palio di tutto interesse, non solo per l’attuale opposizione.