Cosa non ci dicono. Dove trovano le risorse? - di R. Marmo

"Vaste programme" direbbero i francesi. Ma la formula, che rinvia a Charles de Gaulle, è fin troppo eccessiva ed elevata per giudicare quello che fino a oggi si presenta come una bozza di programma di quattro paginette e 28 punti, di non più di cinque-sei righe l’uno. Il piano di governo della nuova alleanza giallo-rossa si presenta, dunque, con i tratti e i contenuti del manifesto più che con quelli di un progetto per l’Italia dei prossimi anni, se non del 2025.  Diciamolo, le 281 pagine del Gran Libro dell’Unione ("Per il bene dell’Italia") dell’ultimo governo di Romano Prodi erano probabilmente davvero troppe: e si è visto come è andata. Né ha portato bene il dettagliato "contratto" con la Lega dello scorso anno. Ma ridurre tutto quel che si vuole fare per questo Paese senza pace in pochi titoli e ancor meno indicazioni concrete lascia ampi margini di perplessità e riserve.    A scorrere il testo in circolazione ci si accorge facilmente che il confronto sul programma è stato davvero l’ultimo dei pensieri dei negoziatori di Pd e 5 Stelle. Si va dalle banalità come la "lotta alla mafia" (come se qualcuno potesse scrivere il contrario) ai mantra identitari dei due partiti (il conflitto di interessi, la riduzione dei parlamentari, il taglio del cuneo fiscale e il salario minimo). Fino alle clausole di stile buone per ogni uso, ma solo sulla carta come dimostrano l’attività e i risultati di tutti i governi dei decenni passati: vai alle voci disabili, Mezzogiorno, terremoto, dissesto idro-geologico, sostegno alle pmi, conciliazione vita lavoro.

Di nuovo (si fa per dire) c’è o ci sarebbe la cosiddetta svolta green che ci auguriamo non si presenti sotto forma di tasse e balzelli a carico della già maltrattata industria nazionale. Ma, al dunque, ciò che preoccupa è soprattutto quello che non c’è, in quelle quattro paginette da compito scolastico rimediato all’ultimo momento. Non c’è, per esempio, niente che ci dica per grandi linee come e dove si recupereranno da qui a qualche settimana i 23 miliardi per disinnescare l’aumento dell’Iva. E lo stesso vale per i 5 miliardi del taglio del cuneo o quelli per le spese indifferibili. Tutte poste per le quali non vorremmo trovare sorprese sotto forma di patrimoniali più o meno camuffate.