Venerdì 19 Aprile 2024

Governo, la trappola finale

Giuseppe Conte (Ansa)

Giuseppe Conte (Ansa)

L’accrocco (o, se preferite, la trappola) del «premier tecnico» di un «governo politico» si è rivelato per quello che era fin dall’inizio: un accrocco, appunto. Ovvero un marchingegno assemblato malamente e maldestramente concepito: e come tale destinato a non funzionare. Evento che si sta puntualmente realizzando, addirittura prima dell’avvio della macchina del nuovo esecutivo. Da questo punto di vista, le grane (vere o presunte si vedrà) del professor Giuseppe Conte sono solo un «accidente», la scintilla, più o meno casuale o più o meno ordita con mano sapiente, di un ordigno innescato a prescindere dal nome del premier «esterno» indicato.

Quel che, però, appare ora di tutta evidenza è che il venir meno di un ingranaggio del congegno rischia di far inceppare, forse irrimediabilmente, l’intero meccanismo. Insomma, il governo tra Lega e 5 Stelle è, a questo punto, di nuovo a rischio di implosione «in culla». E nuovamente si ripropone la prospettiva di elezioni anticipate a breve, con un esecutivo neutrale di nomina presidenziale a gestirle. A meno di colpi di scena, Matteo Salvini, infatti, non può accettare adesso quello che ha respinto fin dall’inizio dell’avventura giallo-verde: la designazione di Luigi Di Maio come presidente del consiglio. Per ragioni analoghe e opposte, il capo politico dei grillini non può prendere in considerazione la premiership del leader leghista né quella (più gradita al Colle) di Giancarlo Giorgetti. Difficile, se non impossibile, ipotizzare, però, un’altra soluzione «tecnica» alla guida del governo: il pericolo impallinamento del prescelto sarebbe ugualmente dietro l’angolo. Dunque, impasse senza vie d’uscita: a quasi ottanta giorni dal voto del 4 marzo siamo all’ultimo livello del video-gioco della crisi. Quello in cui si possono schiantare i giocatori.