Giovedì 25 Aprile 2024

Gli spettri del mito

Cerberi, idre, arpie, ippogrifi, centauri, minotauri, chimere, ciclopi, meduse sono nel pozzo dell’immaginario antiche ombre inquietanti visitate da Omero, Virgilio, Dante, Ariosto sempre con grande forza di attrazione. Figure fantastiche figlie di unioni proibite vagheggiate fra dei e uomini, segnavano, tutelate dalla potenza allusiva della poesia, l’eterna tentazione della mente di violare i confini della natura e unirsi al divino in un disegno di mostruosa onnipotenza. Ma in virtù dell’ambivalenza propria sempre del simbolo, metà magico, metà maledetto, quelle figure mostruose erano anche sentinelle della ragione e della morale, poste a incutere un salutare spavento per quanto si attirava addosso chi abbandonava i limiti, in preda alla tracotanza, quella che i greci chiamavano ubris. La storia della combattuta convivenza nella mente del magico e del maledetto è lunga, se arriva sino al Medio Evo con la leggenda dell’uomo creato dal rabbino Jehuda Low, il Golem, la creatura artificiale antenata del robot ribelle poi al suo creatore. La rivisitazione moderna del mostruoso nel capolavoro di Stevenson ‘Lo strano caso del Dottor Jekyll e del signor Hyde’, così capace di esprimere il dualismo di quella creatura luciferina che è l’uomo, prende le mosse proprio dalla storia del Golem.

Sono, queste elencate, evocazioni di spettri non certo allegri, alla notizia dell’avvenuta creazione in un’università della California dell’embrione uomo-pecora, che ci accerta la possibilità di mettere alla luce un essere vivente in gran parte ovino, ma in parte, anche se minima, umano. In che modo lo chiameremo questo mostro, uomopecora, come già corre nel mondo il nome del suo embrione? Non posso non sentire l’assonanza con altri doppi, come minotauro e ippogrifo. Il dramma è che però non si tratta più di creature dell’immaginario partorite dalla Poesia, ma di viventi organismi partoriti dalla Scienza. Quali confini vengano evocati da ridefinire fra etica e scienza, è nella coscienza attenta a non perdere l’umano per guadagnare il mostruoso, viva e vigile in ognuno di noi.