Mercoledì 24 Aprile 2024

Coronavirus, la rivincita del giornalismo contro il morbo delle fake news

Nella gimkana che i cittadini sono costretti a compiere tra propaganda, fake news e sproloqui, le informazioni prodotte professionalmente hanno consolidato la loro autorevolezza. Se è vero che l’altra faccia della pandemia è l’infodemia, intesa come circolazione incontrollata di notizie non verificate, l’informazione prodotta da giornalisti chiamati a vagliare accuratamente le fonti e a riportare la verità sostanziale dei fatti è l’unica bussola affidabile. Per tutelare più efficacemente il diritto alla salute occorrono messaggi certificati, accuratamente selezionati, riconducibili a fonti ufficiali e supportati da evidenze scientifiche.  

Non bastano i pareri, pur autorevoli, di studiosi e operatori sanitari. Anche per questa ragione la mediazione giornalistica ha riaffermato in epoca Covid-19 la sua centralità ed è riuscita a riattivare il virtuoso circuito della fiducia con l’opinione pubblica.

Il bene pubblico dell’informazione è un ingrediente essenziale della democrazia ed è alla base dell’esercizio della libertà d’opinione. Si può esprimere un punto di vista argomentato solo a partire dalla corretta e puntuale conoscenza dei dati di realtà e i media professionali rimangono da questo punto di vista i canali più autorevoli e affidabili.

Anche i colossi del web, che per lungo tempo hanno approcciato il mondo dell’editoria con intenti predatori, oggi si rendono conto che la via della corresponsabilizzazione e della condivisione giova anche a loro perché contribuisce ad alimentare un rapporto sereno e costruttivo tra gli utenti e i produttori e distributori di contenuti. Siccome, però, produrre informazione di qualità costa, è indispensabile che tutti i beneficiari dell’opera giornalistica contribuiscano alla sua valorizzazione economica. Salutare, quindi, il recente sequestro, per via giudiziaria, di 17 canali Telegram, che consentivano la diffusione di copie pirata dei giornali.

Di buon auspicio anche l’annuncio del sottosegretario all’Editoria, Andrea Martella, di un rapido recepimento della direttiva europea sul diritto d’autore, che obbliga i giganti della Rete a versare un compenso agli editori per gli articoli da condividere e a predisporre filtri anti-pirateria per impedire che gli utenti carichino sulle piattaforme contenuti coperti da copyright. Due importanti traguardi per l’informazione professionale.

(*) Docente di Diritto dell’informazione all’Università Cattolicadi Milano