Venerdì 19 Aprile 2024

L'incivile libertà del web

Giù le mani dal Presidente Napolitano. Dibattere, criticare, finanche polemizzare: è lecito e ci mancherebbe che non lo fosse. Come si dice, è in fondo il sale della democrazia e, forse, ne è anche il lievito-madre. Lo è sui giornali, come al bar, in piazza e in qualsiasi altro luogo. Figuriamoci sui social e, in generale, sul web. Soprattutto quando questo riguardi l’ambito politico e tocchi personaggi pubblici. Attenzione, però. Un conto è la tenzone dialettica, la critica anche aspra, finanche la satira irriverente e irridente. Un altro è, invece, l’offesa, il dileggio, il disprezzo, la character assassination. Non sono pratiche che possano avere diritto di cittadinanza né su internet né fuori. Non possono averlo quando ci si firma e meno che mai quando ci si nasconda dietro l’anonimato di un nickname. Ma, nel pozzo senza fondo del web nero e incontrollato, ancora più esecrabile è l’odio riversato a piene mani e a tutta tastiera nei confronti di chi, come nel caso dell’ex presidente della Repubblica, si trovi sul tavolo di una sala operatoria a combattere tra la vita e la morte. Che siamo oltre la politica non c’è bisogno di notarlo. Siamo ben oltre l’umanità e la civiltà: e davvero per la millesima volta non possiamo non domandarci quali spiriti animaleschi e violenti si agitino e si alimentino nei bassifondi della società e della sua proiezione virtuale. E su quali possano e debbano essere le regole (anche) minime, ma necessarie, per fermare il dilagare di una violenza che non di rado tracima dalle parole ai fatti.