Venerdì 19 Aprile 2024

La politica debole

La Francia attende con grande inquietudine il quarto atto della mobilitazione dei gilet gialli. Il timore di nuove violenze ha spinto il ministero dell’Interno a dispiegare 90.000 poliziotti, 8.000 nella sola capitale. Parigi è in stato d’assedio. Alle forze dell’ordine è stata ordinata una minore passività verso i manifestanti e sono state dotate per la prima volta di una decina di veicoli blindati per rimuovere le barricate. E la Prefettura ha invitato i commercianti degli Champs-Élysées a chiudere i negozi, mentre la Tour Eiffel e un’altra decina di monumenti e musei oggi resteranno chiusi.

Se prende forma la risposta sul terreno dell’ordine pubblico, sembra invece latitare quella politica. Le concessioni del governo, dopo l’iniziale fermezza presidenziale, non sembrano avere depotenziato le proteste. Tre in particolare appaiono gli ostacoli sulla strada di Macron. Innanzitutto: con chi trattare? Il movimento, che ha sorpreso per ampiezza, spontaneità e radicalismo, non ha una struttura organizzativa né tantomeno un leader. Quando il governo ha tentato di negoziare con gli esponenti più in vista, questi sono stati minacciati dai «falchi» di un movimento orizzontale e acefalo, che rifiuta di individuare dei vertici.

In secondo luogo i gilet gialli non hanno un obiettivo preciso. Nata come protesta contro il caro carburanti, in poche settimane si è politicizzata ed estesa a una lista di 42 rivendicazioni – dal salario minimo a 1.300 euro alla pensione a 60 anni – saldandosi attorno allo slogan «Macron dimettiti!». Un crescendo di pretese e violenza che preoccupa l’esecutivo. In terzo luogo il negoziato è complicato dall’enorme divario di consenso: da un lato il movimento può contare sul sostegno del 72% dei francesi, dall’altro il presidente ai minimi storici in termini di popolarità (27%).

Un capo dello Stato sempre più identificato come «il presidente dei ricchi», obbligato a negoziare con un movimento dalle rivendicazioni in aumento senza disporre dei margini di bilancio per assecondarlo. Stretta tra i gilet gialli e i vincoli Ue, la via di soluzione alla crisi rischia non solo di rivelarsi politicamente costosa, ma di favorire la destabilizzazione del sistema politico francese, rendendolo ancora più sensibile alle sirene del populismo.