La sua strategia. Giocava d'anticipo

Gianni De Michelis merita una attenta lettura non solo della sua azione pubblica, ma ancor più del metodo che ha cercato di trasmettere ai molti allievi che lo seguivano già giovanissimo. Immaginava la funzione politica come necessariamente alta perché incaricata in primo luogo della capacità di preveggenza rispetto ai grandi cambiamenti della storia. Per questo riteneva doverosa la lettura eclettica, l’esperienza sul campo, il dialogo curioso con infiniti interlocutori purché portatori di un’informazione o di un pensiero originali. Di qui la sua straordinaria capacità predittiva che gli fece intuire con grande anticipo l’invasione migratoria dal Mediterraneo, la fine del comunismo con la società dell’informazione, lo spostamento verso est del baricentro europeo, il ruolo della Cina nell’epoca postmoderna. Solo il gioco d’anticipo avrebbe consentito di governare le trasformazioni epocali in modo da cogliere le nuove opportunità e assorbire i traumi indotti dalle novità. Al contrario, la politica alla giornata, la miopia cronica, la propensione ad apparire più che a operare, avrebbero condotto i decisori a subire il cambiamento facendone pagare il prezzo alle componenti meno attrezzate della società. Si dovevano coniugare insomma azione e visione accettando la sfida dei risultati che da buon chimico considerava sempre misurabili. Così accettò il rischio del patto sociale con cui fu bloccata la scala mobile, né affrontò il difficile referendum abrogativo, scommise sulla caduta repentina dell’inflazione. Fu negoziatore con Guido Carli e Giulio Andreotti a Maastricht in occasione del trattato che avviò la convergenza fiscale e l’Unione monetaria nella convinzione che si sarebbe messo in sicurezza il nostro grande debito pubblico e si sarebbe potuta costruire una Confederazione di Stati sovrani cui conferire, oltre alla moneta, la spada e la feluca. Pretendeva molto dagli amici e collaboratori. Perché dovevamo sempre essere all’altezza di una grande missione. E non ci potrà essere ricordo malevolo di altre cose che potrà cancellare questa verità largamente prevalente sulla sua vita pubblica.