Furbetti del bonus o del referendum?

Ma quanti sono i furbetti nella tristissima vicenda del bonus da 600 euro ottenuto da alcuni deputati? I furbi sono solo questi cinque accattoni o c’è anche qualcun altro? La fine non è ancora nota, ma la trama pare scritta e oltre alla cristallina idiozia dei tre (cinque?) colpisce il ruolo dell’Inps e il rapporto poco chiaro con i vertici grillini. Secondo le ricostruzioni ormai concordanti, la notizia è stata fatta filtrare sabato scorso ai giornali proprio da qualcuno ai vertici dell’Inps (gli unici a esserne in possesso) e confermata informalmente domenica dai portavoce di alcuni big Cinquestelle, i soli che apparivano informati sulla vicenda già dal mattino presto (sono stati loro a spifferare in giro che si trattava di tre leghisti, un grillino e un renziano). Il ministro degli Esteri Luigi Di Maio è stato il primo a fiondarsi mediaticamente sulla deliziosa polpetta che l’istituto guidato da Pasquale Tridico, messo all’Inps proprio dai grillini, aveva servito. Una notizia, inutile sottolinearlo, che con tempismo straordinario ha rinfocolato quell’armamentario anticasta con cui a suo tempo i Cinquestelle hanno cercato di assaltare il palazzo, e che adesso hanno rispolverato in vista del referendum sul taglio dei parlamentari del 20 settembre. Proprio ieri sera Di Maio ha spiegato che "dopo una vicenda del genere non ci possono essere dubbi sul taglio". Che concidenza. L’Inps fino a ieri sera si è rifiutato di diffondere i nomi, continuando a "tenere su" mediaticamente il giallo e quindi l’interesse generale. Un gioco di sponda con i Cinquestelle che appare evidente da una parte ed equivoco dall’altra, e che sarebbe il caso finisse. Come al solito ci avviamo così a celebrare un importante appuntamento della vita democratica di un paese qual è un referendum confermativo accompagnati non da un civile confronto di idee ma dal solito polverone populista, di cui avremmo fatto volentieri a meno. In questa storia di approssimazioni e illusionismi interessati ce ne sono già abbastanza.