Mercoledì 24 Aprile 2024

Un volo a vista

Mentre l’altro ieri la Francia richiamava il proprio ambasciatore in Italia, Mattarella rientrava dall’Angola, Conte dal Libano e Moavero dall’Uruguay dove aveva partecipato a una riunione del gruppo di contatto sul Venezuela, dovendo destreggiarsi tra suocera e nuora. Le tre persone deputate ad affrontare l’enorme incidente diplomatico erano in volo su aerei di Stato sprovvisti di wi-fi. Ce l’avrebbe l’Airbus di Renzi, ma è in quarantena a causa del gravissimo virus demagogico che l’ha colpito. Immaginate per un momento se la Merkel o Macron accetterebbero di essere esclusi per qualche ora dalla gestione di una emergenza e avrete la conferma di quanto sia curiosa l’anomalia italiana. In realtà – premesso il doveroso rispetto per il governo del popolo nato dalle elezioni – l’Italia è di fronte a problemi serissimi d’immagine e di sostanza. Per la prima volta dal dopoguerra non abbiamo una politica estera condivisa all’interno della maggioranza. Per la crisi in Venezuela l’11 febbraio Salvini incontrerà una delegazione del presidente del Parlamento Guaidò. 

Mentre i 5 Stelle guidati da Di Battista sono schierati a favore di Maduro. Sul ritiro dall’Afghanistan i due vicepremier la pensano in modo assai diverso. Sul piano di difesa comune promosso dai francesi nel 2017, non abbiamo deciso nulla, mentre già nove Paesi europei hanno aderito. Stiamo perdendo posizioni in Libia, per noi strategica, e in Iran. Sulla Francia, Salvini – che era il più esposto contro Macron – si è smarcato dall’incontro di Di Maio con una delegazione di gilet gialli non riconosciuta peraltro dai leader del movimento francese. Da ministro dell’Interno può contestare ruvidamente la politica transalpina sugli immigrati, ma certo non può appoggiare un movimento che picchia la polizia e mette a ferro e fuoco ogni week end il cuore di Parigi. L’ambasciatore richiamato per ‘consultazioni’, Christian Masset, è uno dei più importanti diplomatici francesi. È stato segretario generale del suo ministero degli Esteri e il fatto che sia stato mandato in Italia dimostra quanto sia strategico il rapporto con noi agli occhi di Parigi. È uomo di dialogo e averlo perso – speriamo per poco – non va a nostro vantaggio. Siamo il secondo cliente/fornitore della Francia con un attivo annuo di 8 miliardi. A cavallo tra la politica estera e la politica interna c’è la questione Tav. Non si sa come uscirne. La Francia ha messo in archivio il dossier costi/benefici senza neppure averlo sfogliato. Ha scavato 7 chilometri del tunnel principale e l’unica cosa che è disposta a concederci è il ridimensionamento della stazione di Susa. Altrimenti l’Europa ritira i finanziamenti e dovremo pagare i danni a parecchia gente. Il fatto che Parigi abbia ricevuto il documento prima di Salvini dimostra agli occhi del mondo quanto siano scollati tra loro gli alleati di governo. Con un vice presidente del Consiglio (Di Maio) che deve sudare sangue per salvare l’altro vice presidente (Salvini) dai missili dei suoi sull’affare Diciotti.

Usque tandem abutere patientia nostra? Fino a quando abuserai della nostra pazienza?, chiedeva il console Cicerone a Catilina. Sono passati 2082 anni da allora. Ma il motto è sempreverde. Se lo stanno scambiando ogni giorno Salvini e Di Maio. E anche gli elettori...