Fa più paura l'antipolitica del virus

Le priorità per la vaccinazione

A parte il personale sanitario e le forze dell’ordine che oggettivamente stanno un gradino sopra gli altri, ci sentiamo tutti un popolo di lavoratori indispensabili e a rischio. Come dire, ogni vaccinando è bello a mamma sua. La lista delle priorità che ogni Stato compila rispecchia un preciso sistema di valori, attraverso il quale è possibile compiere un’ autoanalisi del Paese. La nostra non è rassicurante, perché oltre il solito teatrino dei raccomandati, la fotografia dell’Italia in coda per una fiala è ancora frutto della lunga stagione culturale nata dalla seconda repubblica, quella dell’antipolitica, in base alla quale le toghe chiedono di essere vaccinate mentre i politici se ne vergognano.

Ci sono infatti quelli che pur non svolgendo compiti più essenziali di altri lo pretendono, tipo i magistrati, e quelli invece molto più insostituibili e oggettivamente a rischio si fanno scrupolo ad avanzarne richiesta. Parliamo di sindaci e amministratori. I magistrati si sentono ancora i salvatori della patria e vergano un comunicato duro dove spiegano che o loro vengono vaccinati o alcune udienze potrebbero saltare. Nonostante nelle aule di tribunale gli accessi siano contingentati e le udienze, già ridotte di numero, controllatissime. I politici, i sindaci e gli amministratori sono invece in prima linea, viaggiano, incontrano decine di persone (ed è bene che lo facciano perché la sconfitta del Covid passa anche dal loro impegno) che però sono i primi a non volere il vaccino per paura di venire sommersi dallo sdegno anticasta. Tutti a ripetere la formuletta stantia dell’aspetterò il mio turno e non uno che rivendichi l’indispensabilità del proprio operato e la sua oggettiva pericolosità, e a domandarne conseguentemente una tutela.

Sarebbe giusto ma non si azzardano, perché la bestia dell’antipolitica è ancora viva, sia mai che si venga a sapere e chissà i social... Si vive nel tempo della brevità, e quello che conta è il like di oggi e non il consenso di domani. Ma una classe politica che non sa sostenere con forza le sue idee e non avverte il peso e la dignità del suo compito vale poco, e se è debole e poi arrivano i tecnici non può che prendersela con se stessa. Circola su Youtube un video che forse i politici di oggi dovrebbero vedere. Anni Ottanta, congresso Dc al Palaeur di Roma. Prende la parola Amintore Fanfani, ormai nell’ultima parte della sua avventura politica, ed è sommerso fischi. Migliaia di fischi. Lui fa sfogare l’auditorio, guarda tutti dall’alto del suo metro e sessanta e scandisce: "Se io nel ’48 avessi avuto paura dei fischi voi oggi non sareste qui". Silenzio generale, applausi. Ecco, chissà se oggi anche Fanfani chiederebbe il vaccino. Di sicuro non proverebbe vergogna per il lavoro che sta svolgendo.