L'Europa che serve

I nuovi organismi comunitari in via di costituzione saranno fondamentali per le sorti economiche italiane. Nell’economia mondiale il trumpismo dei dazi sarà una componente di assoluta importanza. I principali pilastri comunitari, Germania, Francia e Italia, hanno nell’export il maggior fattore di crescita che determina il Pil, il reddito pro capite, la propensione alla spesa. La produzione di componentistica, per ogni genere di prodotto, è l’elemento portante delle nostre importazioni.

I dazi sui prodotti finiti vanno a incidere in maniera pesantissima sull’Italia, che subisce le condizioni fissate dai committenti. Non a caso i nostri salari medi nelle produzioni sono essenzialmente inferiori a quelle dei franco- tedeschi, condizione che determina un potere di acquisto limitato e per i giovani ridotto al lumicinio. Il secondo grande tema europeo è quello dell’immigrazione, che ci costa molto, non sappiamo né gestirla né integrarla.

Altro tema di particolare rilevanza sarà quello della politica monetaria che nell’ultimo quinquiennio è stata accomodante: elemento per noi fondamentale, visto che le nostre aziende sono sottopatrimonializzate e molto indebitate. Il nuovo governatore della Bce, Christine Lagarde, arriva da una proficua esperienza al Fondo Monetario. Il nostro debito pubblico e la debolezza patrimoniale delle imprese, per lo più di piccole e micro dimensioni, ha un bisogno vitale del ripristino del quantitative easing, che ha costituito un elemento fondamentale per evitarci di finire nell’angolo.