Elezioni 2018, in cerca d'autore

DICONO che le prossime elezioni assomiglino un po’ a quelle del ’48 o del 1976. Che Dio li perdoni! Un punto in comune (uno solo, o quasi) in effetti esiste: il popolo italiano va alle urne. Per il resto, lasciamo perdere. A cominciare dai protagonisti, degnissime persone quelle attuali, ma non certo all’altezza dei Berlinguer o dei Moro, e andando più indietro di Togliatti o De Gasperi. Per continuare con la posta in gioco: la libertà nel 1948, l’Occidente democratico contro la dittatura comunista; gli equilibri di un Paese sull’orlo di una crisi di terrorismo, nel ’76, dopo un trentennio di contrapposizione dura Dc-Pci, stemperata dalla nascita di «equilibri più avanzati» e di un’unità nazionale insanguinata dagli assassini delle Brigate rosse.

Altri tempi. Altri livelli. Guardare per credere in Internet la tribuna elettorale con Moro. Anche oggi, è vero, l’Italia è un personaggio in cerca di autore, o meglio di un governo stabile che ci prenda per mano e ci avvii verso il futuro. Per questo fa accapponare la pelle che il dibattito giri attorno a figure “attuali” come Benito Mussolini. O a problemi “strategici” come le liti in famiglia del comandante De Falco, l’anti Schettino a 5 Stelle. Intendiamoci: il 4 marzo non si consumerà uno scontro banale destinato ad avere esiti secondari. Anzi. L’avanzata grillina si spingerà fino a Palazzo Chigi? Sarà l’armata Berlusconi a vincere? Senza dare per spacciato il Pd, ovviamente. O magari nulla di tutto ciò. Ecco, sta qui forse il solo punto di congiunzione con quei voti lontani e difficili: qualunque sia il risultato, bene o male torneremo a essere una democrazia parlamentare, con un presidente della Repubblica chiamato a leggere e a distribuire le carte. Mattarella è garanzia di equilibrio, e di esperienza. Lui, in quel lontano 1976 c’era già. Il che non è un difetto.