Elezioni 2018: Pd, troppi ricordi

Da decenni non si vedeva una campagna elettorale così marcata dal tema del fascismo/antifascismo come pare invece essere questa

Da decenni non si vedeva una campagna elettorale così marcata dal tema del fascismo/antifascismo come pare invece essere questa. Tema sollevato soprattutto, ovvio, dai partiti di sinistra, Leu e Pd in testa. In parole e opere. Matteo Renzi, per dire, ha sentito il bisogno di un pellegrinaggio a Sant'Anna di Stazzema con folto seguito di esponenti dem. Lo stesso segretario Pd che non ha avvertito l'esigenza di recarsi a Macerata dove una sede del suo partito è stata presa a colpi di pistola. Cioè, nel luogo di una efferata strage nazista di sessanta anni fa una delegazione intera, dove una sezione del Pd vene colpita dieci giorni fa nessuno. Ma si sa, la politica liquida più attenta ai sondaggi che al consenso (ebbene si, esiste una differenza tra i due concetti) è anche questa. Intendiamoci, la condanna di ogni atto di violenza del passato non è mai eccessiva, la presa di distanza da rigurgiti fascisti o giustificazionisti pure, ma porre in cima all'agenda elettorale un tema come questo rischia di non mettere in connessione il partito con i problemi veri che animano il Paese e la cui risposta gli elettori cercano nelle urne. Salvini dice che la battaglia sul'antifascismo è un'"arma di distrazione di massa". Distrazione sì, ma del Partito Democratico e di Liberi e Uguali più che altro. Che si mondano la coscienza imponendo all'attenzione generale una discussione su un argomento nobile e nobilitante, ma che forse non rappresenta la prima preoccupazione di un popolo alle prese con una disoccupazione giovanile da record, con una crisi migratoria senza precedenti, con un rapido evolversi della società che sta disorientando tutti.