Il solito vizio di intimidire i giornali

Il Movimento 5 Stelle quasi scompare dai radar della politica italiana, i suoi dirigenti prima cercano di mascherare il disastro intestandosi il successo per un referendum furbo sostenuto in realtà dalla quasi totalità delle forze politiche e poi iniziano un match di wrestling dal sapore vagamente autolesionista, e il capo pro-tempore del partito Vito Crimi non trova di meglio che attaccare la libertà di stampa, spiegando come il prossimo traguardo stellato sarà quello di "andare avanti con le riforme", tra le quali spicca quella di "liberare l’informazione dagli interessi privati".

Inutile dire, alcuni esponenti grillini – non tutti per fortuna, per esempio Luigi Di Maio ha mostrato ultimamente una diversa sensibilità sul tema – non riescono ad affrancarsi da una certa mentalità illiberale, quella per cui nel loro partito non è previsto il dissenso pena espulsioni immediate gestite con modalità verticistiche, oppure vengono imposti agli eletti prelievi forzosi o preventive dichiarazioni di fedeltà. Tutta roba sul filo dell’illegalità. Gli interessi privati nel campo dell’informazione sono in realtà quelli di liberi imprenditori che legittimamente, rispettando la legge, pagando le tasse, oltre che sottostando a precisi obblighi di trasparenza – rafforzati per le società quotate – decidono di rischiare il proprio capitale e avvalendosi dell’apporto di giornalisti, manager e tipografi sfornano quel prodotto fondamentale per la vita di ogni ogni democrazia che è l’informazione libera, professionale e di qualità.

Pensare che tutto questo possa finire sotto il controllo dello Stato, cioè dei partiti, cioè di Crimi, che a loro piacimento, nel chiuso di una stanza e senza neppure uno straccio di streaming ormai passato di moda decidono che cosa si deve pubblicare fa venire i brividi lungo la schiena. Accade così in Corea del Nord. Chissà, magari ieri avremmo letto che i Cinquestelle domenica hanno vinto le elezioni. Se peraltro Crimi volesse occuparsi di conflitto di interessi potrebbe farlo chiedendo a tutti quei suoi colleghi grillini che in questi giorni hanno contestato Davide Casaleggio e le sua piattaforma Rousseau, accusandola – parole loro – di più di un conflitto di interesse. Associazione Rousseau, ricordiamolo, che da quando i grillini hanno scalato la stanza dei bottoni ha accresciuto il proprio fatturato. Crimi cominci da lì, se ne avrà la forza e il coraggio, o anche solo il tempo visto che i suoi giorni alla guida del Movimento paiono essere al termine, e sarà certo più credibile.