E ora scusatevi per l’Olimpiade che non si farà

Roma 2024 affossata dal M5s

Dalla Grande Bellezza al Grande Rimpianto. E sì, perché le prossime Olimpiadi, quelle del 2024, potevano essere le nostre, con Roma un’altra volta Caput Mundi dopo gli indimenticabili Giochi del 1960, quando un velocista con gli occhiali (l’italiano Livio Berruti) vinse la finale dei 200 metri piani e un atleta senza scarpe (l’etiope Abebe Bikila) trionfò nella maratona. E invece, nisba. Sarà Parigi a prendere il testimone da Tokyo. Sarà un altro tricolore a sventolare nel villaggio olimpico. Sarà la Marsigliese la colonna sonora dell’unico evento sportivo capace di sedurre il pianeta.

E l’Italia, con tutto il prezioso carico di medaglie appena trasportato dal Giappone, giocherà un’altra volta in trasferta. Perché così ha voluto il tragicomico Beppe Grillo, evangelista della decrescita felice. E perché la prima cittadina di Roma, Virginia Raggi, ha ubbidientemente eseguito. Lui il mandante, lei la killer di Roma 2024 ("È da irresponsabili dire sì a questa candidatura" sentenziò la signora sindaco). Un sogno ucciso dall’incubo della speculazione edilizia, con le tangenti date per scontate, e dalla cultura del No: No Tav (la linea ad alta velocità Torino-Lione), No Tap (Trans Adriatic Pipeline, il gasdotto che parte dall’Azerbaijan e approda nel Salento), No Giochi.

Era il 2016. Ovvero poco tempo dopo l’umiliante diretta streaming imposta da Roberta Lombardi e Vito Crimi a Pierluigi Bersani e Enrico Letta. E poco tempo prima che Roberto Fico, neoeletto presidente della Camera, andasse al Quirinale in autobus e Luigi Di Maio invocasse l’impeachment di Sergio Mattarella.

Oggi che i descamisados del Vaffa Day sono tutti in auto blu, cravatta e pochette e dicono di guardare al 2050; oggi che il Parlamento non è più una scatoletta di tonno da aprire, ma un terzo mandato da acciuffare; oggi che il nuovo leader, quando videocomizia, si fa inquadrare con libreria berlusconiana bianca alle spalle; ebbene oggi verrebbe da chiedere a lorsignori (per dirla con Fortebraccio): ma non provate imbarazzo a celebrare i successi degli azzurri a Tokyo 2021 dopo aver affossato Roma 2024? C’è qualcuno fra voi che abbia il fegato di dire: "Chiediamo scusa, abbiamo sbagliato"? Temo di no. Perché chi predica “Uno vale uno” non può capire lo sport, dove uno vale più di tutti. E perché chi si trastulla con la presunzione di colpevolezza non può avere gli occhi puliti per pensare in grande. O per guardare lontano. 2050? Ma fateci il piacere!