Mercoledì 24 Aprile 2024

Durigon e il passato che non passa

La proposta del sottosegretario sul parco ad Arnaldo Mussolini testimonia l'incapacità dei partiti di guardare al futuro

Non c’è che dire, è più forte di loro. Il richiamo al passato è molto più avvertito di un sano ragionamento sul presente, e per far colpo sull’elettorato i politici non riescono a far a meno di solleticare la pancia della gente invece che molto più seriamente proporre programmi sul futuro. Stavolta è stato il sottosegretario leghista Claudio Durigon a toccarla forte, e nel corso di un comizio nella sua Latina (si voterà a ottobre per il sindaco) ha chiesto di ripristinare la "vecchia" denominazione di un parco cittadino ad Arnaldo Mussolini, in vigore fino al 2017, e togliere quella attuale a Falcone e Borsellino.

Ovviamente sono partite subito le proteste di Pd, Leu e 5S (ma si è arrabbiato anche qualcuno di Forza Italia) che chiedono le dimissioni del sottosegretario. La proposta di Durigon è sbagliata perché Falcone e Borsellino sono due martiri della Repubblica, e stupida perché dà la possibilità alla sinistra di ritirare fuori il solito armamentario antifascista sempre pronto alla bisogna. Ma è soprattutto grave perché racconta la voglia di certa destra di occhieggiare a sentimenti nostalgici che ancora sono presenti, e che sarebbe meglio far dimenticare invece che alimentare. E va ovviamente oltre la persona di Arnaldo Mussolini, morto di infarto nel 1931, elemento di spicco del fascismo moderato, cattolicissimo, giornalista e tra gli ispiratori dei Patti lateranensi. In una nazione poi, l’Italia, in cui le strade di molte città sono intitolate a Lenin, un personaggio che fece fucilare, tra gli altri milioni di sue vittime, qualcosa come 130mila preti ortodossi solo perché la religione era l’oppio dei popoli.

È però altrettanto poco comprensibile una reazione che si spinga addirittura a chiedere le dimissioni del sottosegretario. L’antifascismo è un valore, certo, e uno dei valori fondanti della Repubblica. Un valore da praticare prima che da professare. Ma non può essere l’unico valore o uno dei pochi che si propongono. Nella scorsa legislatura uno degli atti più impiotanti del Pd fu la legge Fiano contro la ricostituzione del partito fascista, in una nazione in cui alle elezioni i partiti che si richiamavano alla tradizione del fascismo (Forza Nuova e altri minori) avevano ottenuto lo 0,4 per cento, meno del partito animalista. Agitare lo spettro del fascismo in continuazione anche in questo caso aiuta le persone a guardare al passato e non al presente, o al futuro. Proprio quello che non serve all’Italia.