Ricreazione finita

Sarà la coincidenza con l’inizio dell’anno scolastico, ma le parole nette, decise e senza fronzoli di Mario Draghi indicano inesorabilmente che la ricreazione è finita: sono state tante, troppe, le dichiarazioni a vuoto e le promesse, le cambiali e gli annunci roboanti lanciati e rilanciati negli ultimi mesi e, soprattutto, tra luglio e agosto, da ministri, vice-ministri, sottosegretari, leader dei partiti della maggioranza, che alla fine anche la "pazienza" vigile del governatore della Banca centrale europea si è consumata. E, a dar ancora più forza all’avviso che viene dal numero uno della Bce, è proprio l’inusuale durezza del suo monito. I mercati ci guardano – questo il messaggio dell’uomo di Francoforte – come sorvegliati speciali: ogni parola è monitorata, vivisezionata. Dunque, da ora in avanti, massima attenzione, perché solo i fatti potranno portare rimedio ai danni prodotti. E nessuno – in Italia – si illuda sullo scudo protettivo del Qe. Insomma, la mossa di Draghi, per molteplici versi, fa tornare alla mente la fatidica lettera dell’agosto 2011 al governo guidato da Silvio Berlusconi, da lui firmata come governatore della Banca d’Italia insieme con l’allora presidente della Bce, Jean-Claude Trichet. Con una differenza, fra le numerose possibili, non da poco: l’attuate custode e regista della stabilità dell’euro sa – e non si esime dal riconoscerlo apertamente – che nell’attuale governo può contare su tre esponenti di punta, il presidente del Consiglio, Giuseppe Conte, e i ministri degli Esteri e dell’Economia, Enzo Moavero Milanesi e Giovanni Tria. Così come è altrettanto consapevole che al Quirinale, il capo dello Stato, è di sicuro impegnato ad assicurare il mantenimento di una linea di rigore a tutela dei conti pubblici e del risparmio delle famiglie. Insomma, il "terzo partito" della coalizione, al quale più volte abbiamo fatto riferimento, è il partito sul quale Draghi può contare. Ma, nondimeno, le recenti pressioni su Giovanni Tria perché allarghi i cordoni della borsa, sfidando l’Europa, hanno fatto scattare un nuovo allarme spread: tanto più significativo quanto più si avvicina il giorno della verità, della predisposizione della Nota di aggiornamento al Documento di finanza pubblica e della successiva traduzione nella legge di Bilancio. Dunque, il gioco si fa più duro. E di conseguenza anche le parole diventano di pietra.