Venerdì 19 Aprile 2024

Divorzio, riequilibrio necessario

Divorzio

Divorzio

Dimmi come divorzi e ti dirò che Paese sei. Sì, perché da sempre la famiglia è il crocevia fondamentale per capire le evoluzioni della società e le dinamiche dei costumi. Per oltre trent’anni i giudici si sono ostinati a calcolare l’assegno di mantenimento previsto per il coniuge più debole (e, spesso, senza lavoro) sulla base di un solo criterio: quello del tenore di vita. Tutto bene in un periodo nel quale le donne sacrificavano il lavoro alla famiglia e alla crescita dei figli. Un principio, però, applicato spesso con automatismi che hanno costretto molti coniugi, soprattutto in presenza di figli, a vivere in condizioni di povertà. Negli anni della grande crisi, non a caso, si sono moltiplicate le strutture destinate a ospitare i padri separati.

Da un eccesso all’altro. Nel maggio scorso, la giurisprudenza ha cambiato radicalmente registro decidendo, con l’ormai famosa sentenza Grilli, che il ‘se’ e il ‘quanto’ dovuto dall’ex partner dovevano essere valutati sulla base dell’indipendenza e dell’autosufficienza economica del coniuge richiedente. Una rivoluzione che aveva scatenato un mare di polemiche. La sentenza della Suprema Corte ha rimesso un po’ le cose a posto e riequibrato la situazione. Ora, nel calcolo dell’assegno di mantenimento entrano anche altre variabili, non meno importanti di quella dell’indipendenza economica o del tenore di vita. Ovvero, l’età dei coniugi, la durata del matrimonio, il contributo che ognuno ha dato alla crescita del patrimonio e del benessere familiare, le prospettive di reddito future. 

Un modo, insomma, per calcolare sulla base di criteri il più possibile predefiniti, le reali situazioni familiari ed evitare possibili distorsioni. In gioco ci sono, infatti, i valori della solidarietà, dalla parità di genere, della reale eguaglianza di diritti e doveri nella coppia. Valori spesso predicati ma mai davvero praticati in un Paese dove le norme e le sentenze faticano a tenere il passo con l’evoluzione della società.  Un fatto è certo: con la decisione della Cassazione si è fatto sicuramente un passo in avanti nell’interpretazione del rapporto del matrimonio come un impegno serio per un progetto di vita comune e non più come una cambiale a vita o, peggio ancora, come un rapporto esclusivamente economico.