Smentiti Di Maio & Co. La vendetta dei numeri

Possibile che con un Pil a zero e una ripresa morta in culla, i posti di lavoro aumentino, come ci raccontano quotidianamente il ministro Luigi Di Maio e i suoi banditori interessati?  Certo che non è possibile. E, infatti, basta scorrere i dati reali della cassa integrazione e scopriamo che, dopo anni di progressiva riduzione, è tornata a impennarsi proprio nei primi sei mesi dell’anno.

Dunque, i numeri hanno la testa dura e per quanto possano essere piegati alla propaganda e alla strumentalizzazione di partito, presto o tardi si vendicano. E così è anche per quanto riguarda le cifre e le percentuali sbandierate come verità assoluta dal capo grillino sulla scorta delle più recenti rilevazioni mensili dell’Istat. Eppure, nessuno meglio del ministro del Lavoro e dello Sviluppo dovrebbe sapere che cosa c’è dietro quei numeri e perché non sono così "buoni" come vengono spacciati. 

Proviamo a raccontarlo noi. Per cominciare non tengono conto dei cassintegrati a zero ore: per l’Istat sono occupati a tutti gli effetti, nella realtà sono a casa senza lavoro. Ebbene, si dà il caso che nell’ultimo semestre abbiano raggiunto quota 140mila: dal 2012 a fine 2018 erano sempre calati. 

Non basta. Non rientra nelle cifre dell’Istat, ancora, il calo costante e crescente delle ore lavorate pro-capite: ma lavorare meno vuol dire guadagnare meno e di fatto trasformarsi da occupati in sotto-occupati, insomma in lavoratori "poveri". E poco vale che, per addolcire l’amaro effetto, i tecnici della materia parlino eufemisticamente di "par-time involontario". Ma non è finita. Al conteggio reale delle persone disoccupate nei fatti ma che non lo sono nelle statistiche dell’Istat mancano quelle che svolgono attività ultra-precarie. A marzo di quest’anno, per capirci,le prestazioni occasionali sono cresciute del 46,2%, i contratti intermittenti del 7,5%. E anche le nuove partite Iva aperte da persone fisiche hanno avuto un aumento esponenziale. Dunque, tirate le somme, altro che aumento dell’occupazione e del lavoro stabile e dignitoso, secondo le frottole imbellettate di Di Maio & co. Ci pensano i numeri a vendicarsi della propaganda.