Il marchio nell'anima

Un marchio indelebile sulla pelle e nell’anima. Perché quando la morte ti sfiora a 15 anni o quando bussa alla porta di un genitore con l’angoscia di un figlio finito nella bolgia di un locale diventato un inferno, dimenticare diventa difficile. Forse impossibile. E, allora, se il dolore per le vittime si fa straziante, quello per i sopravvissuti condannati al ricordo di un concerto diventato terrore si trasforma in speranza. Quella di trovare la forza per andare avanti sorretti da un’intera comunità che in questi giorni non ha mai fatto mancare il proprio appoggio. C’è chi ha cancellato ogni iniziativa istituzionale che potesse urtare le sensibilità di chi è stato travolto da questa tragica onda. C’è chi ha spento le luci del Natale nei paesi a lutto e con le bandiere a mezz’asta. C’è chi quella maledetta notte si è dannato l’anima per cercare di dare una mano e salvare il salvabile. C’è chi sta dando il suo apporto psicologico per stare vicino a chi ce l’ha fatta. C’è chi, in queste ore, ha fatto chilometri di autostrada per portare un mazzo di fiori all’ospedale regionale di Torrette dove nello spazio di poche centinaia di metri ancora sono vicini vittime e sopravvissuti. Come in quella folle notte quando nel buio era difficile capire chi ce l’aveva fatta e chi no, in un groviglio di corpi da film dell’orrore. Le Marche, che ancora si leccano le ferite del terremoto, si sono svegliate strozzate da un’altra tragedia. Ma, questa, è terra capace di non piangersi addosso e rialzarsi subito. A una condizione: nei giorni in cui l’inchiesta giudiziaria vive di tanti forse, la sola certezza non sia quella del dolore ma, soprattutto, quella che giustizia sarà fatta. E allora dimenticare, forse, sarà possibile. Come cancellare quel marchio sulla pelle e nell’anima.