La cenere nel forno

Andreotti aveva due forni, uno socialista, l’altro comunista, aperti solo a Roma. Anche Craxi ne aveva due, più piccoli: uno a Roma con la Dc, uno nelle ‘regioni rosse’ con il Pci. Anche Salvini ha due forni: quello regionale con Berlusconi e Meloni è più importante del forno regionale craxiano. Il centrodestra governa insieme in otto regioni ed è in pole position in altre tre. Il forno romano con Di Maio è apparentemente inespugnabile. Apparentemente. Il futuro politico italiano sta in questo avverbio. Nessuno si aspettava che lo shock del voto abruzzese fosse così forte per i 5 Stelle. Il problema è che l’Abruzzo si tira dietro Sardegna, Basilicata e Piemonte dove i sondaggi collocano il Movimento al terzo posto, chiunque conquisti la regione. E alle elezioni europee del 26 maggio la distanza della Lega dai suoi alleati di governo varia nelle previsioni tra i cinque e i nove punti. Tutto può accadere, naturalmente. Ma i risultati abruzzesi e le previsioni sul resto sono stati sufficienti ad aprire nel M5s una crisi di sistema. 

Trasformare il Movimento in partito, come vorrebbe Di Maio, alleandosi localmente con liste civiche o mantenersi duri, puri e soli come desidera Casaleggio? Qualunque sia la soluzione, i grillini tentano di salvare le loro ultime bandiere. Di Tav non si parlerà più fino alle elezioni europee, ma al di là di ogni opinione bloccarla è difficile perché abbiamo sottoscritto un trattato con la Francia emendabile solo dal Parlamento dove su questo tema i grillini sarebbero isolati. Lo stesso tema delle autonomie è molto scivoloso per la reazione negativa del Mezzogiorno che resta il principale serbatoio di voti per il Movimento. Salvini paradossalmente non vuole approfittare delle difficoltà dei suoi alleati per allontanare il più possibile il momento in cui dovrà aprire al mercato nazionale il forno regionale di Berlusconi. Più il Cavaliere mette brace, più il Capitano la copre di cenere. Perché? Salvini teme che Forza Italia lo appesantisca e sogna che Giorgia Meloni diventi politicamente alta come Nicole Kidman (metri 1,80) in modo da rappresentare la seconda e unica seconda gamba del centrodestra. Desiderio legittimo ma azzardato, visto che Fratelli d’Italia oscilla dal 4 al 5 per cento, la metà di Forza Italia. Con la confluenza dei centristi nella propria lista, Berlusconi alle europee (e un domani alle nazionali) può arrivare all’11 per cento. Una specie di nuovo Partito socialista che ebbe la punta massima nel 14 per cento, ma condizionò la Dc e l’Italia in modo decisivo. Berlusconi ha iniziato in buona forma il tour televisivo per le europee e si muoverà molto anche sul territorio. Gira con i sei punti dell’ambizioso programma concordato per le elezioni del 4 marzo con Salvini e Meloni e non fa altro che ricordare all’alleato quanto quelle intenzioni siano state largamente disattese. Salvini da parte sua cercherà di tirare avanti il più possibile, ma non sarà facile a un governo così diviso presentare in primavera un documento programmatico credibile e affrontare in autunno una pesantissima legge di bilancio. Aspetta intanto che i sondaggi si trasformino in voti sperando che Di Maio non ne perda troppi…