Martedì 23 Aprile 2024

I sogni cyber. Accendere il cervello

Provate a chiedervi dove vanno a finire i sogni. Alcuni sono talmente vividi e reali che pare impossibile possano durare lo spazio di una notte. Allora ci si immagina angoli di limbo ove i nostri sogni proseguono, liberi di vagare nell’infinito dal quale hanno tratto origine. Il galoppo della tecnologia interviene invece a disarcionarci da queste meravigliose visioni: è stato inventato un braccialetto in grado di connettere gesti e pensiero a un computer neppure troppo avanzato, e gestire così i comandi senza necessità di interazione fisica o quasi. Un contatto costante e a doppio senso in grado di superare ogni immaginazione e metterci di fronte alla realtà sino a che le macchine non saranno dotate di fantasia. E pensare che, bambino, sognavo di poter volare come Nembo Kid (non ancora Superman), di andare a spasso nel tempo o di diventare invisibile grazie a portentose macchine del futuro.    Invece il marchingegno sarà un semplice, pur tecnologicamente sofisticato, cinturino. Il pericolo è che un’esistenza fatta di sicurezze tecnologiche corra il rischio di diventare sciatta e poco degna d’essere vissuta. Immaginate come si vivrebbe senza avere la possibilità di adoperarci per tradurre le fantasie, le aspirazioni e le ambizioni, in concretezze. Il rischio primo che si corre, affidando ogni timido desiderio all’imperturbabile circuito al silicio, è che venga a mancare lo sprone per progredire. Male che vada ci si ridurrebbe a pigre macchine pensanti il cui pensiero è gestito dalle macchine… e scusate il bisticcio di parole. La diretta connessione tra cervello umano e cervello elettronico riapre, inoltre, una serie di interrogativi etici non secondari. Dubbi sui quali la letteratura fantascientifica ha costruito parte del suo meritato successo: in caso di disputa sul predominio, chi cadrebbe dalla torre, l’uomo o la macchina?    Immaginate i nostri nipoti armati di fuciloni laser che combattono schiere di computer perché vogliono liberarsi dal controllo della mente. Forse la sto dipingendo a tinte troppo fosche, ma a me piace ancora accendere la macchina quando voglio e dialogare con lei a mio piacimento. Con la possibilità alternativa d’immergermi nella lettura di un bel libro e ricominciare a rincorrere sogni senza che nessun circuito prestampato li concretizzi per regalarmi una felicità effimera perché troppo a portata di mano. Vero è che è insito nell’umana natura alzare l’asticella ogni volta che l’ostacolo è superato. Spunteranno quindi nuove mete e nuovi traguardi, si delineeranno altri sogni. La domanda legittima da porsi è se si tratterà di obiettivi voluti dalla nostra mente o da quella del computer cui siamo collegati. E, se ancora potremo contare sul libero arbitrio, si apriranno anche qui dibattiti e riflessioni.   Certo, direte voi, l’umanità ha sconfitto minacce ben più gravi che la mente artificiale: grandi guerre, pandemie, bizze della natura. Eppure, paradosso vuole, che proprio la creatura sia incline a ribellarsi al creatore cercando di affrancarsi quando l’allievo ha superato il maestro. Allora ci rimane una sola trincea dalla quale respingere ogni proditorio cyber-attacco: accendere la nostra mente e farla funzionare.