Mercoledì 24 Aprile 2024

Cambiamo la legge

La vita può farsi Poesia per delirio d’amore, come in quello di re Lear che cerca la vita nella spenta figlia Cordelia, stretta fra le sue braccia. Così sembra in queste ore, grazie anche alle quattro parole struggenti di un altro padre, scritte sui manifesti di tutta Livorno, a quella domanda che sembra uscita di senno solo per farsi Poesia: "Dove sei magico battito?". A cercare suo figlio, come un cieco che brancola nel buio e spia nelle forme i tratti del volto amato, così questo padre vorrebbe poter abbracciare, nel corpo che ne ospita da vent’anni il cuore, il suo ragazzo morto a diciassette. A vincere ancora una volta quel muro, a visitare "il paese dai cui confini nessuno è tornato", per la forza del cuore. 

E mai come in questa vicenda la cosa è vera di verità letterale assoluta. Una verità che vince l’opportunità del silenzio voluto dalla legge, sul nome di chi ospita quel cuore che batte. Le leggi sono per gli uomini, non gli uomini per le leggi. E per legge quel padre è impedito a riconoscere quel magico battito. Ma perché? Non so se basteranno le mie parole per aiutarlo a gridare le sue, e sostenere la forza di questo amore, la sua carica dirompente di energia più divina che umana. Perché la sua domanda grida il diritto di Natura di continuare ad amare in altra forma, in altra carne, in altre sembianze, in altro nome, in altra "stanza", come scrivevano i poeti un tempo. Cambieremo tutti casa, nel cuore uno struggente ricordo di questi luoghi dove abbiamo amato, dove siamo stati amati. "Ci ricorderemo di questo pianeta", ha lasciato scritto sulla tomba Leonardo Sciascia. Quel cuore che batte parla ancora, quel cuore riconoscerà il padre. Che anche le leggi esprimano un raggio di questo spaesamento divino, che se ne facciano carico e consentano a questo padre un abbraccio, che è quello di tutti noi. Questo è il battito che gli inviamo del nostro cuore.