Il sistema non regge. Dopo Pasqua (con gradualità) si può ripartire

Diciamoci la verità: fosse per i medici, dovremmo stare chiusi in casa almeno per tutto il mese di maggio. Ma il Paese non reggerebbe. Il primo a rendersene conto è il presidente del Consiglio che sia sulle riaperture che sui soldi si sente tirare la giacca da parti opposte.

Riaperture. Le fabbriche – tutte – dovrebbero riaprire il martedì dopo Pasqua. Il presidente di Federmeccanica (metà dell’ export italiano) ha detto che negli altri paesi – Francia e Germania in testa – la produzione non si è fermata. I nostri clienti tedeschi ci aspettano ancora per qualche giorno. Poi addio. Un mercato perso non si riconquista in un giorno. 

E questo vale per la ceramica, il legno, gli alimentari e tanti altri settori strategici del made in Italy. Gradualmente dovrebbero riaprire gli uffici, pubblici e privati. Vogliamo dirci che se non altro per ragioni organizzative nella maggior parte dei casi lo smart working è la migliore fiction della stagione? Mascherine, guanti, se volete anche tute: ma torniamo a lavorare.

C’è poi la libertà di movimento senza la quale ristoranti, bar, negozi debbono restare chiusi. Non credo sia scorretto procedere ad aperture differenziate. L’altro ieri nelle dieci regioni che vanno dall’Umbria alla Sicilia e alla Sardegna il totale dei ricoverati era di 3680 persone, contro le 11.762 della sola Lombardia. Una differenza dovrà pur esserci se nel giro di due o tre settimane la temuta discesa dello tsunami al Sud non si sarà verificata. Se gli alberghi, qui e altrove, non riapriranno al più tardi il primo giugno, in molti casi non riapriranno affatto. E’ scontato che non potranno esserci assembramenti (veri). E’ scontato che la processione di San Gennaro del 2 maggio sia stata ieri rinviata per la prima volta nella storia. Ma poi dovremo allargare le maglie, con tutta la prudenza del caso. Ieri Giovanni Rezza, direttore dell’epidemiologia all’Istituto superiore della sanità, ha confermato che all’esterno il virus è assai più fragile. Se tutti si muovessero con cautela, escludendo qualunque ipotesi di gruppo, una passeggiata nei parchi e una cena fuori potrebbero tornare possibili. Al tempo stesso verranno perfezionati i test e le cure. 

Il problema principale resta però quello dei soldi. Comprendiamo la prudenza del Tesoro, ma se a tutte le imprese – da uno a mille dipendenti – non arriverà subito una forte iniezione di liquidità con restituzione a decenni, non rischia il governo: rischia il Paese.