Giovedì 18 Aprile 2024

Coronavirus, la debolezza della politica genera mostri

Al netto dei pasticci comunicativi, di una certa sproporzione tra la figura di Lucia Azzolina e ciò che dovrebbe essere un ministro dell’Istruzione, al netto pure delle oggettive difficoltà di simili passaggi, l’immagine della classe politica che esce dallo tsunami Coronavirus è ammaccata. I politici sono apparsi fin da subito sorpresi, bombardando i cittadini di messaggi contraddittori, e in pochi hanno capito se siamo di fronte a una pestilenza o a un’influenzona. 

Ministri e amministratori locali sono sembrati impreparati, anche a loro stessi. Sospesi tra considerare il Coronavirus un pericolo da esorcizzare, un allarme da negare e infine un’emergenza da gestire

E come un bambino impaurito che allunga la mano verso quella della mamma, hanno cercato aiuto altrove. Inevitabilmente, gli scienziati. Dimenticandosi però che la politica è tenuta ad ascoltare i tecnici, ma poi alla fine deve trovare il coraggio di assumere in proprio le decisioni importanti. In guerra si consultano i militari, poi non sono i generali che fanno le scelte definitive. La Gran Bretagna fu salvata da Churchill, non da Montgomery.

E siccome siamo in guerra, è di politici che abbiamo avuto bisogno. Purtroppo i politici non ci sono stati, se non per qualche comparsata tv. La tecnocrazia è solo un succedaneo della democrazia. Più che altro, è la politica in grado di far sintesi: il virologo consultato considererà un aspetto della realtà, inevitabilmente il proprio, perdendo il resto. In questo caso il blocco totale del sistema Paese. All’estero per il momento pare che l’approccio sia stato diverso. Che fare poi se i pareri degli esperti non coincidono? Anche stavolta si è venuti a sapere che mentre i tecnici "sanitari" chiedevano la chiusura delle scuole, quelli della protezione civile lo hanno sconsigliato. Così per non temere conseguenze, una politica debole e forse anche inesperta, ha appaltato il proprio ruolo a chi al momento è sembrato più ferrato. Ed esimendosi per esempio da altre scelte forse più difficili ma certamente indilazionabili, come quella di reperire risorse per potenziare gli ospedali, specie al Nord, ormai al collasso, operando tagli ad altri capitoli di bilancio. In fondo basta andare in tv, chiudere qualche scuola e sentirsi al posto con la coscienza. Prima o poi la nottata passerà.