Giovedì 18 Aprile 2024

Come spendere i soldi europei. Italia al bivio: assistenzialismo o vero rilancio

La presidente Ue Ursula von der Leyen

La presidente Ue Ursula von der Leyen

Alla fine in un modo o nell’altro i soldi dell’Europa arriveranno, e sono tanti soldi. Recalcitrante, diffidente, maleducata, antipatica ma pur con tutti i suoi limiti l’Unione europea un colpo l’ha battuto. Se sarà sufficiente vedremo. Più che per la tanto invocata solidarietà, categoria estranea alla politica e a maggior ragione alla geopolitica, quanto perché i ventisette paesi hanno compreso che il guaio non era solo di uno stato, e che se avesse fallito questo appuntamento, l’Europa sarebbe morta. La Merkel non ha mai avuto il coraggio di Adenauer o Kohl, e anche per far fallire i sogni ci vuole coraggio.

Ma una volta giunto il bonifico da Bruxelles, in parte (piccola) a fondo perduto e molto in forma di prestiti con tassi estremamente vantaggiosi, per l’Italia iniziano i guai. Che cosa fare con questi miliardi, che un giorno o l’altro dovremo restituire? I soldi possono essere una risorsa o un problema, lo sappiamo, il trampolino verso il domani o la corda d’oro con la quale impiccarti. La scelta, manco a dirlo, è della politica. E qui casca l’asino. Molte parole sono state dette, pro-Mes e contro-Mes, riproponendo peraltro rigidi schemi ideologici da una parte e dall’altra, ma poco abbiamo ascoltato sull’utilizzo di queste risorse.

Come ha giustamente sottolineato ieri il presidente del Parlamento europeo David Sassoli, "l’Italia dovrà essere capace di spendere". Cosa che purtroppo non appare così certa. I due-trecento miliardi a tasso bassissimo che Bruxelles ci presterà sono la più grande immissione di denaro dai tempi dal dopoguerra, e impegneranno la nostra politica economica per i prossimi lustri. Se saranno impiegati per finanziare lo sviluppo e guardare al futuro rappresenteranno nonostante l’epidemia una straordinaria occasione di progresso, se invece finiranno nei mille rivoli di un assistenzialismo improduttivo, dei tanti redditi di emergenza, di solidarietà e chissà quanti altri ne verranno fuori, se resteranno imbrigliati nelle maglie di una burocrazia senza scrupoli e di una spesa non ben pianificata, ecco allora al danno del virus si sarà aggiunta la beffa di un Paese che si avvia al declino. Gli italiani si portano dentro da sempre un animo doppio, quasi ambivalente, e non a caso siamo un popolo di artisti. Sappiamo essere straordinari recuperatori nei momenti difficoltà ma con la stessa spensierata indifferenza possiamo recitare la parte degli sfaticati piagnoni. Ecco, la politica deve adesso avere il coraggio di scommettere sul meglio di noi, puntando tutte le fiches non sul bonus ma sulla buona volontà. Adesso o mai più.