Mercoledì 24 Aprile 2024

Bocciati i coronabond. L’ennesimo no dell’Europa dei ragionieri

Se un sincero europeista come Antonio Tajani spiega che "sull’attuale emergenza sanitaria si gioca un pezzo importante del processo di integrazione europea", allora vuol dire che il rischio esiste. Il rischio che anche l’Unione resti infettata dal Coronavirus, e si trovi tra un anno molto diversa di quella finora conosciuta. Che, diciamolo, già non se la passava benissimo. La solidarietà è una categoria dello spirito che poco ha a che fare la politica, e sarebbe sbagliato chiedere ai leader dei paesi di agire adottandone i canoni. Si può però chiedere loro pensare da statisti. E nei passaggi storici servono gli statisti e non i politici. 

C’è quindi da domandarsi il punto di caduta del derby Nord-Sud che si sta combattendo tra i paesi del nord Europa e quelli dell’area mediterranea sulla gestione dello choc sanitario Covid-19. Come è notorio l’approccio è diverso, la cultura è diversa. Loro, i tedeschi, che usano la stessa parola per dire "colpa" e "debiti", noi che viaggiamo sempre sul filo del fuorigioco. Non a caso l’Italia per prima ha chiesto l’emissione dei "Coronabond", mentre la Germania già ieri li ha stroncati. "E’ un dibattito fantasma", ha tagliato corto il ministro delle finanze di Berlino, Peter Altmaier. 

Ma stavolta è diverso. Stavolta non si tratta di affrontare un debito accumulato per una cattiva gestione economica interna, di mancate riforme strutturali come accaduto all’Italia (e non solo all’Italia), ma di affrontare la più grande crisi economica-finanziaria del dopoguerra, non causata da un paese o dall’altro. La richiesta italiana (e non solo italiana) di accedere agli strumenti di garanzia del Mes, il Fondo salvastati o di ricorrere all’emissione di strumenti di finanziamento comune, è quindi del tutto giustificata. 

L’Unione è divisa, perché il fallimento dell’Eurogruppo di ieri sera ha seguito l’Ecofin di due giorni fa che aveva dato il via libera alla sospensione del Patto di Stabilità e alla disponibilità della Von der Leyen a parlare di eurobond. Ma il catenaccio dei tedeschi o degli olandesi non fa ben sperare. E’ un ragionamento da politici (per esempio la minaccia interna dei sovranisti dell’Afd) e non da statisti, da ragionieri della Storia, quelli che nei passaggi chiave non riescono ad alzare gli occhi per guardare non alle prossime elezioni ma alle prossime generazioni. A ricostruire l’Europa fu Adenauer e per fare l’euro Khol, adesso ci dobbiamo accontentare degli ultimi scampoli della Merkel.