Venerdì 19 Aprile 2024

Un Paese in affitto

Come in tutte le situazioni complicate, alla fine la soluzione migliore è sempre quella più semplice: a norma di legge, e di buon senso. La decisione della Procura di Pesaro di impugnare la registrazione dei figli di una coppia gay, sta esattamente in questo binario. E il fatto che sia insolita, non la rende per questo meno corretta. Anzi. Per carità, può darsi che sia corretta anche la procedura per cui decine di sindaci in Italia registrano al volo qualunque forma di filiazione, e dunque di paternità e maternità, certificata da autorità e leggi straniere. Una volta c’era chi si sposava a Las Vegas davanti al croupier di un casinò, poi pretendeva che il suo matrimonio fosse riconosciuto in Italia. Mattacchioni. Qui la storia è molto diversa, e più seria: di mezzo ci sono la vita e lo status di due piccoli e di due adulti. Entrambi padri, ovvio, di cui non si sa nulla, neppure se e chi abbia dato un suo contributo al concepimento dei gemelli. Tutti ‘dettagli’ che non stanno nei nostri codici. Dunque fuorilegge, salvo prendere per buona quella della California come fanno primi cittadini e procure che non vedono ostacoli a queste trascrizioni, o che non vogliono ‘guai politici’ per aver messo in atto una ’intollerabile discriminazione’. Intendiamoci: siamo parlando di argomenti delicatissimi, di fronte ai quali occorre sempre porsi con il più assoluto rispetto. Una sola considerazione pensiamo possa essere condivisibile da tutti: il mercato internazionale di ’uteri in affitto’, il mercimonio della maternità, sono una vergognosa lesione della dignità della donna, uno sfruttamento indecente del bisogno e della povertà. Detto questo, crediamo che l’approfondimento richiesto nel caso di Gabicce abbia comunque il merito di aver riproposto un tema generale: se le nostre istituzioni (sindaci, tribunali) debbono essere la buchetta delle lettere dei diritti stranieri, o se non si debba quantomeno prendere in esame ogni caso per verificarne la compatibilità con il diritto nostro e quello internazionale. Se insomma, siamo uno Stato sovrano, o sempre e solo ‘un Paese in affitto’.