Coraggio quotidiano

Qualcuno ha appoggiato con delicatezza un mazzo di fiori fra i due binari, una macchia di colore che illumina i sassi grigi della ferrovia. La pietà di un singolo rimasto senza volto rappresenta il gesto di un’emozione collettiva, è come se quei fiori fossero stati portati lì dall’Italia perbene. "... Ma nella fantasia ho l’immagine sua: gli eroi son tutti giovani e belli....", recita una strofa de ‘La locomotiva’, canzone di Francesco Guccini, che pure racconta un’altra storia di protesta e anarchia. Era giovane, Emanuele Reali, brigadiere dei carabinieri, straziato dal treno mentre inseguiva un ladro d’appartamenti. Troppo giovane per morire e per lasciare la moglie e due bambine. Ma non è solo un eroe, è qualcosa di più, di diverso, di straordinariamente forte nel suo gesto normale. Non c’è stata un’azione violenta, non un assalto con casco di Kevlar e l’attrezzatura da robocop, nessun conflitto a fuoco.

Il brigadiere Reali è un carabiniere che ha fatto il proprio dovere con spirito di sacrificio e generosità. Merce rara nello scorrere della vita quotidiana. Ha perso la vita da artigiano della sicurezza, la nostra. A volte la banalità del male rende grandi gli uomini. Ha saltato un muro nel buio per inseguire un ladro, si è infilato sui binari. La corsa, il cuore in gola, l’adrenalina. L’altro scappava, lui correva con la mente e i muscoli in tensione. Si ora lo prendo, dai tieni duro, ci sono... Poi la locomotiva, l’impatto, la morte. Lì a cinquecento metri dalla stazione di Caserta scorreva la vita di tutti i giorni, apparentemente normale pur in un quartiere difficile. Chissà se un giorno una strada o una piazza porteranno il nome di Emanuele Reali. Forse sì, forse no. Facciamo così. Almeno per oggi le piazze e le strade d’Italia, quelle dove tutti i giorni sono in servizio in auto, a piedi, in moto i carabinieri, le intitoliamo al brigadiere del treno. E a quelli come lui, che sono tanti.