Mercoledì 24 Aprile 2024

Serve più chiarezza. Risultato a metà

Un passo in avanti e uno di lato. La Cassazione sostiene che la vendita di cannabis light sia reato, salvo non si tratti di prodotti privi di "efficiacia drogante". Così di fatto lascia ai giudici dei cento e passa tribunali d’Italia valutare caso per caso l’"efficacia drogante" del prodotto messo in vendita. In un’Italia dove fatta la legge ci vuole il decreto attuativo per farla partire e la circolare per spiegare come applicare l’una e l’altro, anche le sentenze non pretendono di essere da meno. L’effetto un po’ drogato è che la stretta è chiara, i termini con cui sarà applicata molto meno. Vari siti di vendita on line di cannabis light hanno chiuso le saracinesche: meglio evitare sorprese. I negozi, cresciuti come funghi in virtù di una legge sicuramente poco chiara, ma comunque abbastanza chiara da permetterne l’apertura, ora dovrebbero chiudere o cambiare merci e clientela. Questo almeno spiega l’avvocato di Livorno che ha portato il caso in Cassazione. Figuriamoci se tutti si adegueranno, se la mancanza di chiarezza cristallina sarà la scusa per resistere alla Cassazione e creare ulteriore caos. Ma al di là della sottigliezza, si fa per dire, giuridica, l’indicazione che danno i giudici, questa almeno, è limpida. Ciò che ha un effetto di droga non può essere venduto, e l’unico commercio lecito di prodotti a base di cannabis è quello legato a motivazioni sanitarie. C’è poi un’altra considerazione. Quando si parla di cannabis bisognerebbe sforzarsi di essere chiari, per legge sì, ma prima ancora per rispetto della salute. Se i principi contenuti non hanno efficacia drogante, che cosa si vende? Un farmaco, una preparazione erboristica, una ‘quasidroga’ che si ferma sul confine del consentito? Suscita effetti o suggestioni? È un gioco o un’illusione? Che conseguenze ha sulla salute? 

Oltre al limite tra legale e illegale, esiste il perimetro che separa il rispetto dei cittadini, dal marketing. Finora la parolina magica cannabis aggiunta a creme, muffin o tisane, ha fatto sicuramente bene al brand. Per la salute si vedrà. Meglio essere definitivi e chiari, quindi. Lo chiediamo alla Cassazione: ci consenta di leggere nelle motivazioni che cosa significa "efficacia drogante" e qual è, se c’è, il limite del principio attivo.