Cambiamenti climatici. La follia di chi nega la catastrofe

"Dove sono andati i tempi di una volta, o per Giunone", cantava de Andrè nelle sue ballate. Che cosa direbbe oggi, che neppure ci si può appigliare più ai luoghi comuni. Un tempo, infatti, appena il clima si abbandonava a qualche bizza, si malediceva il governo ladro e il fatto che non esistessero più le mezze stagioni. Adesso non ci sono più neppure quelle intere e tutto sembra andare a ramengo: pesci tropicali nel Mare Nostrum, lumache che si risvegliano dal letargo a febbraio, carenza d’olio d’oliva, d’api, e litorali divorati dall’erosione. Consolatevi, però: prima o poi arriverà una bella bomba d’acqua a cancellare secoli di storia.

È vero: l’acqua lava via lo sporco. Ma chi tiene i conti del prezzo pagato per l’abluzione straordinaria? Vi faccio un esempio che mi riguarda da vicino. Riguarda anzi il Patrimonio dell’Umanità. Le Cinque Terre hanno visto passare i millenni sul loro incantato territorio. Hanno assistito alle razzie saracene, alle contese delle repubbliche marinare, ai conflitti mondiali, agli assalti dei moderni turisti. Eppure è bastato un ordinario acquazzone di fine ottobre per cacciarle sott’acqua. Il tempo non si ferma, recita un adagio. Neppure quello meteorologico si può comandare. Anzi lo abbiamo comandato talmente bene con il nostro stillicidio di follie rampanti da condurre il mondo intero sull’orlo dell’abisso.

Negare l’ingerenza dell’uomo in questo sconvolgimento senza uscita è come negare la follia dell’olocausto: significa contraddire in malafede l’evidenza. Se avete dubbi, non chiedete a me conto delle mie parole, chiedetelo a uno dei tanti orsi bianchi smagriti che navigano sperduti sui rimasugli di una banchisa ormai sciolta. E i potenti che fanno? Ci convincono che l’economia sia il fulcro da preservare di fronte alle gravi minacce. Guardate oggi: con il virus che incalza, fa notizia il crollo delle borse. Ricordiamoci che i denari vanno e vengono. Questo meraviglioso mondo in cui viviamo non ha invece alternative. Certo, con le tasche piene si vive meglio, ma senza il miracolo della vita non si vive affatto. Invece di accumulare, vorrei continuare a respirare estati, primavere, autunni e inverni. Ricordate il paradosso di Lorenz? Il battito d’ali di una farfalla può condizionare il clima agli antipodi del globo. Non vorrei che, il battito d’ali di una borsa valori, si portasse via le stagioni intere, le mezze… e qualche generazione di umani.