Cavilli e commi. Le sabbie mobili dei burosauri

Detta come va detta, l’Italia non si riprenderà mai, tanto meno da una pandemia, fino a quando non si avrà il coraggio politico, esemplare e senza mediazioni, di tagliare le unghie, ma anche gli artigli, a quegli esseri mostruosi, mezzo uomini nell’ombra e mezzo animali feroci, che popolano le stanze ovattate dei ministeri, che scrivono le norme, consigliano i ministri, frenano, suggeriscono, ammoniscono. Dunque, la foresta pietrificata della iper-burocrazia italiana, alla quale il presidente del Consiglio vuole mettere mano, con l’intento di disboscarla, ha padri e madri. Con nomi, cognomi, gradi e mostrine.

Ebbene, la foresta delle regole malefiche non si è formata per caso o per necessità, ma per stratificazioni progressive, tra cedimenti della politica a consorterie dell’alta dirigenza di Stato e operazioni di auto-conservazione da rentiers del cavillo, nel totale e cinico disinteresse per le esigenze, le speranze, la crescita dei cittadini, delle famiglie, delle imprese.

A tirarla su e alimentarla è stata la casta delle caste, quella dei potenti senza urgenze, dei grand commis senza responsabilità, degli uomini senza tempo. Personaggi che non rischiano mai niente. Non cadono mai, al massimo si spostano da un palazzo all’altro. E con il loro esempio plasmano migliaia di dirigenti di seconda fascia.

Il risultato (un concetto del tutto estraneo alla cultura di questi grigi legulei formalisti) è che anche e soprattutto grazie a questa classe di super-burocrati e al loro operato siamo l’unico Paese europeo (tra i grandi) che si è ritrovato nel pieno di una tragedia epocale senza aver recuperato neppure i numeri di Pil e occupazione precedenti alla grande recessione del 2008. Siamo il solo Paese europeo a impiegare oltre un mese e mezzo per produrre un decreto legge urgentissimo che, guarda caso, a cinque giorni dall’approvazione, attende ancora di vedere la luce perché deve essere «bollinato» dalla Ragioneria generale dello Stato. Siamo il solo Paese europeo ad avere centinaia di miliardi per opere pubbliche inutilizzati perché, grazie ai sacerdoti pagani del comma, ci siamo persi nel tempio delle norme astruse del Codice degli appalti.

Fa bene, dunque, Conte a voler mettere le mani nella giungla della burocrazia italiana come risposta a un corale grido di dolore di un’intera Nazione. Ma se non si arma di lanciafiamme, non farà, neanche lui, molti metri lungo i sentieri oscuri e pericolosi di un mondo camaleontico che ha molto da perdere.