Libri, giornali, arte. La cultura è libertà

Si dice: non sono i maestri a creare discepoli, ma i discepoli a scovare i maestri. "I libri, i classici, i romanzi, i volumi per scuola e università sono stati vettori di sviluppo e diffusione della cultura nel nostro Paese", ha dichiarato ieri Mattarella, associando gli etimi latini liber e liberum nella "suggestione che accomuna libri a libertà. È una storia di crescita civile: i libri, presidio per la difesa della libertà e dei diritti. La storia del nostro Paese è impensabile senza il contributo della cultura arrecato dai libri", ha concluso il Presidente cui ha fatto eco il neo ministro della cultura Franceschini: "La lettura è emancipazione, ricchezza per la persona e la comunità. Apre la mente, fa navigare la fantasia, ci rende migliori. Da subito al lavoro per approvare la legge che interviene su tutta la filiera del libro". Lo stesso Franceschini che, in queste ore, è impegnato a ridare autonomia e slancio ai musei, in una sorta – anche se non apertamente dichiarata – di controriforma Bonisoli. Probabilmente la prima cosa che vorremmo, da chi ci ci governa, è poter contare sulla certezza di un lavoro, per noi e i nostri figli, e la possibilità di guardare al futuro. Però il futuro – così come il lavoro – non si costruisce con insulti o violenze su Twitter, ma con un’attività intellettuale – i famosi maestri di civiltà – che alimenti vita sociale e politica. Non esistevano Twitter e vari social media quando, nel 1912, trentamila operai delle tessitorie, donne e bambini di 51 nazionalità diverse per nove settimane tennero in scacco la città di Lawrence, Massachussetts. Lottavano per un salario che permettesse loro almeno di mangiare, eppure ai picchetti e ai cortei issavano striscioni con la scritta Bread and Roses: pane e rose. Da una poesia: "Le nostre vite non devono essere sudate dalla nascita fino alla morte; / I cuori muoiono di fame come i corpi; dateci il pane, ma dateci anche le rose. / Mentre marciamo, marciamo, innumerevoli donne morte / Gridano nel nostro canto la loro antica richiesta di pane. / I loro spiriti laboriosi conoscevano poco dell’arte, dell’amore e della bellezza. / Sì, è il pane ciò per cui lottiamo, ma lottiamo anche per le rose". Una società, un governo, che valorizza – e non demonizza – giornali, libri e musei, "bellezza e amore" porterà discepoli a trovare i maestri. E anche le rose.