Mercoledì 24 Aprile 2024

Le colpe di mamma e papà

GLI UNICI bambini ai quali sia possibile togliere il cellulare senza scatenare una crisi di astinenza planetaria sono quelli che devono ancora nascere. Per gli altri, ormai considerati dai pediatri tossicodipendenti tecnologici, la sospensione brutale o la terapia a scalare provocherebbero malesseri meno sostenibili dei danni attribuiti all’uso smodato di smartphone. Ma per immaginare un mondo di creature emancipate da quel rettangolo di plastica illuminata – quindi di nuovo scalmanate nei parchi, allegre e non minacciate da demenza digitale – è necessario intervenire alla fonte. Cioè dagli adulti contemporanei, i soli veri responsabili di una deriva che adesso scatena tentazioni protezionistiche. La colpa è nostra. Siamo noi gli untori che hanno propagato il virus tra figli e genitori, condannando i giovanissimi all’imitazione e i vecchi all’upgrade forzato, pena l’emarginazione.

SIAMO stati noi i primi a credere che l’oggetto fosse innocuo e controllabile. Abbiamo tolto peso e significato a ogni altro regalo, emozione a ogni aggiornamento che non comportasse prestazioni più efficaci e letali. Lo abbiamo usato con leggerezza come baby sitter, come sostituto di un libro che non avevamo più voglia di leggere a cuccioli affamati di parole. E allora non devono pagare solo i più piccoli, anzi i divieti devono riguardare soprattutto noi. Mai al ristorante, al cinema, negli ospedali, davanti ai bambini e alle donne in gravidanza, mai come sostituto della lettera o del citofono, dell’amore o di una scazzottata in cortile. Mai più di uno a testa e mai per meno di tre anni, e chi lo rompe sta senza.