Giovedì 25 Aprile 2024

Attentato Barcellona, non facciamoci illusioni

Attentato a Barcellona (LaPresse)

Attentato a Barcellona (LaPresse)

Il terrore non viene più, o non solo, dalle bombe e dai mitra. Secondo un codice non scritto i tagliagole islamici usano gli strumenti di vita quotidiana, un furgone o un camion, per uccidere e per creare ansia e panico nel mondo occidentale. Prima della mattanza di Barcellona abbiamo subito le stragi di Nizza, Berlino, Londra. E sempre il giorno di sangue va in scena in mezzo alla gente perchè il palcoscenico del terrore deve sempre essere in luoghi altamente evocativi come le Ramblas di Barcellona, appunto.

Non ci sono lupi solitari nelle legioni del terrorismo islamico, ci sono soldati che agiscono solitari o con pochi complici ma secondo una regia diffusa e oscura, dove non si intravede il capo del gruppo ma è chiara la matrice. L'ideologia è la cupola del terrore, i social network che spesso danno voce alle esultanze prima degli attentati sono le casse di risonanza delle cosche islamiche. Ecco perchè il nemico con cui abbiamo a che fare oggi è più subdolo e sfuggente del terrorismo degli anni di piombo in Italia. Non dobbiamo farci illusioni: gli attacchi continueranno senza sosta, perchè i guerrieri del Duemila vanno fino alla fine, votati al martirio. Non si fermeranno mai, è la mentalità salafita.

Quindi il mondo Occidentale deve attrezzarsi per una guerra totale: finirà solo quando una delle due parti soccomberà. Ecco perchè il fondamentalismo islamico va combattuto con tutte le armi, senza pietà, con una attenzione senza precedenti e a 360 gradi. E la guardia alta va tenuta soprattutto verso le grandi comunità islamiche perchè quasi sempre i terroristi si mimetizzano lì, nelle banlieu, in mezzo ai connazionali coperti dall'anonimato. Come difenderci? Certamente serve un incremento dell'attività di intelligence, del monitoraggio dei personaggi considerati potenzialmente pericolosi. E lo scudo difensivo va allargato sul piano internazionale, anche quando gli alleati sono scomodi come l'Egitto o la Libia del generale Haftar, che l'Italia tiene alla larga perchè non riconosciuto dalla comunità internazionale. Di questi tempi il fine giustifica i mezzi.