Oggi si chiude un decennio pessimo per l’Italia, che ha seguito un decennio cattivo. Sotto il profilo della crescita economica, è stato il peggiore dell’Italia unita. Il nostro prodotto è aumentato dello 0.2 all’anno, contro il 2 della Germania , l’1,3 della Francia e l’1 della Spagna.
I nostri titoli di Stato valgono meno di quelli spagnoli e portoghesi: qualche anno fa sarebbe stata una bestemmia. Il rapporto tra debito e Pil è aumentato del venti per cento: solo la Grecia sta peggio. La povertà in dieci anni è raddoppiata, la natalità è diminuita di quasi un quarto. In Giappone e in Corea del Sud si nasce meno che da noi, ma si cresce molto di più.
È aumentato per fortuna il numero delle esportazioni e degli occupati. Ma il bilancio complessivo è catastrofico. E le prospettive non ci fanno sperare che il 2020 sarà un ‘anno bellissimo’. Avremmo bisogno di uno choc fiscale, per i cittadini e per le aziende. Ma questo non può avvenire se alla fine dell’anno – come lo erano all’inizio dell’anno che si chiude – sono al governo partiti incompatibili per storia, ideologia e programmi. Non può avvenire se il governo ha confermato ieri che una parte decisiva di risorse anche nel 2020 sarà assorbita da reddito di cittadinanza e quota 100.
Eppure qualcosa di forte potrebbe esser fatto anche dal ‘governo degli incompatibili’. Il nuovo ponte di Genova sta procedendo magnificamente a tappe forzate: sarà aperto a 2021 perché si lavora 24 ore al giorno sotto l’impulso e il controllo di un commissario. Se il governo riuscisse a sbloccare le decine di miliardi stanziati per opere pubbliche grandi e piccole, ne affidasse la gestione a commissari e tenesse aperti i cantieri su tre turni, una spinta per la ripresa ci sarebbe. È l’unico modo per tagliare una burocrazia irriformabile.
Lasciamo stare le altre riforme difficili per un governo coeso e impossibili per questo. Ma almeno un impulso forte all’edilizia potrebbe darlo. E la ripresa dell’edilizia – oggi morta – è la madre di tutte le riprese. Chiudiamo con la domanda di tutti a tutti: quanto durerà il governo? Non lo sappiamo. Sappiamo però che tra la fine di gennaio e la primavera si voterà in molte regioni, quasi tutte a guida centrosinistra, e che entro maggio andranno rinnovate 400 cariche nelle società partecipate. Difficile che i partiti di governo ci rinuncino. Fin lì c’è il confine tracciato da una siepe visibile. Oltre c’è il buio. Buon anno e che Dio ci assista.