Martedì 23 Aprile 2024

Un anno bruttissimo. C’è il buio oltre la siepe del governo

Oggi si chiude un decennio pessimo per l’Italia, che ha seguito un decennio cattivo. Sotto il profilo della crescita economica, è stato il peggiore dell’Italia unita. Il nostro prodotto è aumentato dello 0.2 all’anno, contro il 2 della Germania , l’1,3 della Francia e l’1 della Spagna. 

I nostri titoli di Stato valgono meno di quelli spagnoli e portoghesi: qualche anno fa sarebbe stata una bestemmia. Il rapporto tra debito e Pil è aumentato del venti per cento: solo la Grecia sta peggio. La povertà in dieci anni è raddoppiata, la natalità è diminuita di quasi un quarto. In Giappone e in Corea del Sud si nasce meno che da noi, ma si cresce molto di più. 

È aumentato per fortuna il numero delle esportazioni e degli occupati. Ma il bilancio complessivo è catastrofico. E le prospettive non ci fanno sperare che il 2020 sarà un ‘anno bellissimo’. Avremmo bisogno di uno choc fiscale, per i cittadini e per le aziende. Ma questo non può avvenire se alla fine dell’anno – come lo erano all’inizio dell’anno che si chiude – sono al governo partiti incompatibili per storia, ideologia e programmi. Non può avvenire se il governo ha confermato ieri che una parte decisiva di risorse anche nel 2020 sarà assorbita da reddito di cittadinanza e quota 100.

Eppure qualcosa di forte potrebbe esser fatto anche dal ‘governo degli incompatibili’. Il nuovo ponte di Genova sta procedendo magnificamente a tappe forzate: sarà aperto a 2021 perché si lavora 24 ore al giorno sotto l’impulso e il controllo di un commissario. Se il governo riuscisse a sbloccare le decine di miliardi stanziati per opere pubbliche grandi e piccole, ne affidasse la gestione a commissari e tenesse aperti i cantieri su tre turni, una spinta per la ripresa ci sarebbe. È l’unico modo per tagliare una burocrazia irriformabile.

Lasciamo stare le altre riforme difficili per un governo coeso e impossibili per questo. Ma almeno un impulso forte all’edilizia potrebbe darlo. E la ripresa dell’edilizia – oggi morta – è la madre di tutte le riprese. Chiudiamo con la domanda di tutti a tutti: quanto durerà il governo? Non lo sappiamo. Sappiamo però che tra la fine di gennaio e la primavera si voterà in molte regioni, quasi tutte a guida centrosinistra, e che entro maggio andranno rinnovate 400 cariche nelle società partecipate. Difficile che i partiti di governo ci rinuncino. Fin lì c’è il confine tracciato da una siepe visibile. Oltre c’è il buio. Buon anno e che Dio ci assista.